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Pubblicato da Miki Pappacoda

A CURA DI MICHELE PAPPACODA Nell'Antico Egitto il sovrano era il Faraone, che gli Egizi adoravano come un dio sceso in terra e di cui temevano la potenza divina. Il termine Faraone deriva dall'egiziano e significa "grande casa" poichè originariamente indicava la residenza del re, il suo palazzo; poi era passato ad indicare la sua funzione. La parola viene attribuita alla persona del re con la XXII dinastia. achnatonI Il faraone era un "dio sulla Terra" ed era considerato figlio del dio Sole Ra, identificato in vita con Horus (divinità egizia rappresentata dal falco). Gli Egizi attribuivano al faraone diverse facoltà, in quanto intermediario tra il mondo degli dei e quello degli uomini: lui induceva il Sole a risorgere tutti i giorni, lui assicurava la riproduzione degli uomini e del bestiame e così via. Egli stesso era l'Universo e per questo non poteva ammalarsi, né invecchiare, né perdere le forze o la capacità di generare figli, altrimenti ne avrebbero risentito l'intera comunità e tutta la natura. Il benessere dei sudditi dipendeva dal suo benessere. Il faraone deteneva il poter civile, politico e religioso. Egli amministrava le città e i villaggi del suo regno, giudicava i suoi sudditi nei tribunali, anche se in questo era sostituito dal suo "primo ministro", il visìr. Egli doveva dimostrare periodicamente sia la sua forma fisica, con cerimonie e prove di lotta, che la sua potenza, guidando l'esercito in spedizioni militari. Ogni anno, inoltre, doveva compiere cerimonie per causare l'inondazione, perché lui era il solo a poter dare ordini al grande fiume Nilo. Il faraone si ornava di cinture, nastri e gioielli, ai quali si aggiungevano i simboli della regalità: il cobra sul copricapo di lino, il collare d'oro e turchesi, il bastone ricurvo del pastore e la frusta per mietere il grano (simboli di Osiride), i bracciali d'oro, i nastri colorati, il gonnellino di lino plissettato. Il pastorale e il flagello che il faraone, nelle rappresentazioni ufficiali, stringe al petto testimoniano il suo ruolo di pastore del popolo, in quanto lo protegge e lo guida. Al faraone ci si poteva avvicinare solo prostrandosi ai suoi piedi, come sudditi, in segno di sottomissione alla sua grandezza e al suo potere. faraone_disegno In quanto dio, sommo sacerdote e comandante dell'esercito, il faraone è il vertice di una società "piramidale" (come è sempre stata definita dagli storici per rappresentarne le diverse gerarchie), creata dalla divisione del lavoro. Il secondo uomo più potente del paese, dopo il faraone, era il visìr che controllava il corretto funzionamento dell'amministrazione del regno (dalla raccolta dei tributi alla costruzione dei templi) ed era il sommo giudice. Alla pari con il visìr era il Primo sacerdote che sostituiva il faraone nelle sue incombenze religiose quotidiane. Vi erano poi gli "onorevoli", amici e familiari del faraone che avevano gli incarichi più prestigiosi, e i nomarchi, i nobili che governavano i "nomi", cioè i distretti che dividevano il paese. Essi mantenevano l'ordine pubblico e reclutavano l'esercito per le guerre. Seguivano gli scribi, funzionari istruiti che tenevano la contabilità del regno, registravano le sentenze e scrivevano i messaggi per gli ambasciatori. I numerosi sacerdoti si occupavano dei culti, delle cerimonie e amministravano le ricchezze conservate nei templi degli dèi. Gli artigiani, lavoratori specializzati (tessitori, architetti, scultori, mercanti, ecc.), soddisfacevano le richieste dei ricchi. La base di questa "piramide" era costituita dai contadini, il restante novanta per cento della popolazione, che coltivavano i campi, lavoravano nei cantieri per costruire piramidi o templi. Gli schiavi, invece, erano soprattutto domestici e non erano quindi abbastanza per comparire nella piramide sociale. Anche alcune donne sono diventate faraone, questo perché gli Egizi avevano un alto concetto della donna. Vi era parità di rango: nonostante la donna, chiamata "regina della casa", si sposasse presto e si occupasse delle famiglia, spesso ricopriva ruoli importanti, come sacerdotesse, scribi ma anche serve degli "onorevoli". L'impegno dei sudditi nei confronti del loro faraone, suprema autorità della società egizia, non aveva limiti e non si concludeva alla sua morte: al faraone defunto spettava un sepolcro confortevole, una tomba magistrale che lo rappresentasse e che potesse custodire il suo corpo, intatto per l'eternità. In caso contrario, il suo spirito si sarebbe vendicato sull'Egitto, sopprimendo il suo erede ed i suoi sudditi.

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