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Pubblicato da Miki Pappacoda

LA STORIA DELL’EGITTO Il blu degli Egiziani

DI MORENA MOTTA Uno dei problemi principali della pittura antica era il reperimento dei colori che non si trovano in natura: per il blu, per esempio, raro in natura, si usava il lapislazzuIi, una pietra però costosa e non sempre disponibile. Gli Egiziani, informa uno studioso di chimica della Università di Torino, Roberto Giustetto, per primi ottennero un pigmento sintetico di colore blu che poteva essere caricato o diluito a seconda delle necessità.
«Il blu egiziano - dice Roberto Giustetto - è un composto artificiale policristallino il cui componente principale, da cui deriva il colore, è un tetrasilicato di calcio e rame, dalla complessa molecola. Il suo equivalente naturale è la cuprorivaite, un minerale molto raro che si trova nelle lave del Vesuvio, ma gli Egizi lo produssero artificialmente già dal III millennio a.C., e la sua scoperta è forse anche più antica.
Il pigmento è formato da un composto di rame, fior di nitro e sabbia macinati e inumiditi, fatto in palline e cotto in fornace: per effetto del calore Ie molecole si aggregano e formano la cuprorivaite, in cui lo ione rame dà il colore blu. Dall’Egitto I’uso si sparse in Grecia e nel mondo romano. Vitruvio lo vide a Pozzuoli e ne descrive il processo di formazione. Il rame dava il colore blu, il fior di nitro serviva da «fondente» poichè abbassa il punto di fusione della silice contenuta nella sabbia.
GIi Egiziani rendevano il colore più o meno carico con varie cotture e aggiungendo il rame che modificava la sintesi di cuprorivaite. Il pigmento fu usato fino al tardo impero, poi scomparve: forse perchè Vitruvio, da cui si traeva la formula, non sapeva che la sabbia del fiume Volturno conteneva, oltre alla silice, anche della calcite, eIemento chimico necessaria per la formazione di cuprorivaite.

 

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