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Pubblicato da Michele Pappacoda Direttore www.mikivettica.net

CASERTA NEWS Vittima di racket e usura, fondo revocato dal Ministero

INSERITO DA CARMELA MANICA CASERTA - Ha denunciato l’estorsione, il fondo antiracket del Ministero dell’Interno nel 2015 gli ha concesso un contributo di 400mila euro ma ora Luigi Gallo, il principale accusatore dell’ex sottosegretario Nicola Cosentino, li deve restituire perché non è riuscito ad usarli entro l’anno dall’avvenuta erogazione. «È una vicenda che ha dell’assurdo, sembra di vivere un incubo», commenta l’imprenditore di Villa di Briano. Una intricata questione che comincia nel 1999 quando Gallo decide di aprire un distributore di benzina lungo l’asse mediano Nola Villa Literno. Un progetto imprenditoriale che però non vedrà mai la luce. Secondo la ricostruzione di Gallo e le indagini della Dda per le quali è in corso un processo, a bloccare l’apertura del distributore intervennero gli interessi della famiglia Cosentino, di fatto concorrenti. Per quei fatti Gallo è stato poi costretto, perché stritolato da problemi economici scaturiti dalla mancata apertura del secondo impianto, a cedere anche il distributore Q8 che già gestiva. E da quel momento in poi ai fatti giudiziari si affiancano anche quelli finanziari. «Nel 2003 -racconta Gallo- non ce la facevo a pagare neppure il canone annuo di 30mila ed è per questo che assistito dall’avvocato Luisa Acampora, ne chiesi la sospensione in attesa di poterlo poi riattivare quando avrei cominciato a lavorare di nuovo». Un lavoro che Gallo sperava di poteva riprendere già l’anno scorso grazie anche alla concessione dei 400mila euro. Appena avuto il denaro necessario ha chiesto la riattivazione del disciplinare all’Anas, senza però avere mai risposta. L’ultima richiesta l’ha fatta lo scorso dicembre, tentando di scongiurare la revoca del contributo del Fondo antiracket. «L’Anas -spiega l’avvocato Francesco Parente, che assiste Gallo dal punto di vista penale- sebbene continuamente diffidato non ha mai risposto con una comunicazione ufficiale e per iscritto. L’unica che abbiamo è di luglio quando ci informava che nel frattempo la normativa è cambiata e che l’impianto si sarebbe dovuto adeguare». «Una illogicità per un distributore già preesistente e una disparità di trattamento a fronte anche degli altri impianti che continuano a lavorare senza essersi adeguati», continua l’avvocato Parente. E’ dunque, un cane che si morde la coda: il fondo antiracket ha dato i soldi a patto che Gallo li usasse entro l’anno, ma l’Anas che gli avrebbe consentito di impiegarli da un anno non risponde. «Vorremmo almeno che l’Anas ci rispondesse per iscritto con una comunicazione ufficiale, perché almeno così potremmo ricorrere al Tar. Nei fatti ci tolgono anche la possibilità di difenderci e di esercitare un diritto», conclude il legale. Per il momento, quel che è certo è che Gallo ha perso anche la seconda possibilità di tornare nel mercato del lavoro. E che la questione aperta 16 anni fa è ancora tutta aperta. L’Associazione Antimafia Caponnetto gli ha espresso solidarietà, «l’imprenditore che con le sue dichiarazioni aveva sollevato il velo su un sistema di potere e fatto arrestare l’ex sottosegretario Nicola Cosentino». Secondo l’accusa della Dda di Napoli, Gallo è stato vittima di un network orchestrato da Nicola Cosentino e dai suoi fratelli. Tra il 2001 ed il 2002, l’Aversana Petroli ha fatto pressioni amministrative nei confronti del Comune di Villa di Briano presso il Tar Campania, impugnando l’autorizzazione che a Gallo era stata rilasciata nel marzo 2000 e chiamando in causa il Comune di Villa di Briano per aver omesso di comunicare ai comuni limitrofi il rilascio di tale provvedimento. L’indagine, partita dalle dichiarazioni di Gallo, ha già portato alle condanne di Antonio e Pasquale Zagaria, fratelli del capo clan dei Casalesi Michele Zagaria. Alla sbarra oggi ci sono funzionari pubblici, alti dirigenti di società petrolifere e l’ex prefetto di Caserta, Maria Elena Stasi.

DI TINA CIOFFO IL MATTINO DI CASERTA

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