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Pubblicato da Michele Pappacoda mjcheva@live.it

480958 293483104104170 1332652976 nInserito da :Sotgia Marcella NAPOLI - «Franco Matrone, Sergio, un attivista che lavora nella Guardia di Finanza ed io abbiamo appuntamento a Terzigno col sindaco Auricchio. Dobbiamo discutere dei problemi relativi alla discarica. Mentre parcheggiamo davanti al Comune, un uomo aggredisce un consigliere comunale, tuttora in carica. Franco ed io restiamo basiti. Sergio interviene. L’aggressore impreca contro il consigliere, dice che gli aveva promesso che la sua casa abusiva non sarebbe stata mai abbattuta e che per questo gli aveva pure dato soldi. Lamenta che invece l’immobile è stato abbattuto». L’episodio risale a circa un anno fa. Pasquale Raia, veterinario ed attivista di Legambiente, lo racconta di ritorno a Napoli dal castello mediceo di Ottaviano, dove è stato appena presentato l’accordo di programma tra le Procure della Repubblica di Nola e di Torre Annunziata, l’Ente Parco Nazionale del Vesuvio, i Comuni di Ottaviano, Somma Vesuviano e Boscoreale. FONDI DAL PARCO AI COMUNI PER L'ABBATTIMENTO - Prevede che il Parco metta a disposizione dei Comuni, per eseguire le demolizioni connesse alle sentenze di condanna passate in giudicato, le risorse finanziarie trasferite all’ente dal ministero dell’Ambiente e finalizzate appunto agli abbattimenti. I Comuni si impegnano ad eseguire le demolizioni entro sei mesi ed a procedere poi, in danno dei proprietari, al recupero delle somme anticipate dal Parco. Sono parole, quelle di Raia, che sintetizzano alla perfezione quale sia il contesto nel quale è prosperato e tuttora prospera l’abusivismo: corruzione della pubblica amministrazione, clientelismo, distrazione da parte di coloro i quali, a livello comunale dovrebbero controllare il territorio. IL CEMENTO DELLA CAMORRA - «C’è naturalmente anche il ruolo della criminalità organizzata», prosegue l’attivista di Legambiente, «che fornisce il cemento, impone determinate ditte, ricicla capitali. Qui ad Ottaviano, per esempio, Mario Fabbrocino, il boss, ha prestato per anni soldi, come fosse stata una banca, a chiunque dovesse edificare illegalmente. Si è guadagnato consenso ed ha ripulito i capitali che provenivano dalle attività illecite”. Lungo la strada scorrono paesaggi che Raia conosce a menadito,mentre racconta dei progetti di cementificazione selvaggia perpetrati tra gli anni settanta ed ottanta da imprenditori legati a Cutolo, a Fabbrocino, ad Alfieri, attivi nel ramo dei rifiuti e delle costruzioni. “Domenico Beneventano e Pasquale Cappuccio morirono anche per questo”, ricorda, “per salvaguardare il territorio dagli affari dei clan. Mimmo lo conoscevo bene: il suo impegno di medico, la sua militanza nel Pci, il suo coraggio. Faceva parte di un consiglio comunale in cui sedevano come rappresentanti del popolo sicari di Cutolo, palazzinari, colletti bianchi di riferimento per i clan”. Storie che sarebbe bene non dimenticare, mentre il tema della riapertura del condono edilizio del 2003 torna in agenda e diventa strumento di caccia al consenso ed al voto. LE CIFRE - Le cifre, quelle fornite stamani, martedì 5 febbraio, nel castello che appartenne ai principi dè Medici di Ottajano, poi a Cutolo e che ora è una delle sedi del Parco del Vesuvio, indicano meglio di qualunque ragionamento, del resto, quanto sia necessario non abbassare la guardia. Nel Parco del Vesuvio, zona che in gran parte è tra l’altro ad elevato rischio vulcanico, si continua a costruire illegalmente. Nel 2012 l’ente ha emanato 49 ordinanze di demolizione e di ripristino dello stato dei luoghi: 16 a Somma Vesuviana, 9 a Terzigno, 7 a Trecase, 6 ad Ottaviano, 4 a Boscotrecase ed a San Giuseppe Vesuviano, 1 a Boscoreale ed 1 a Sant’Anastasia. Dal 1997 al 31 dicembre 2012 le ordinanze sono state 1778. Gli abbattimenti veri e proprio non più di una quarantina e da ciò discende l’importanza del protocollo che coinvolge le Procure di Nola e di Torre Annunziata.

06 febbraio 2013.Fonte :Corriere del mezzogiorno

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