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Pubblicato da Michele Pappacoda mjcheva@live.it

Il cantiere della Regione

 

553987 4875306964196 493515398 nINSERITO DA ANGELA CECERE

Cambiati i parametri, troppo costoso violare le regole Il vincolo impone di comprimere la spesa di 340 milioni BARI — Un annuncio che lascia attoniti. Proprio nel giorno in cui si riconosce alla Puglia una prestazione brillante nella spesa dei fondi Ue, arriva un annuncio choc. Nei prossimi mesi, la Regione potrebbe essere costretta a rallentare o fermare del tutto l’impiego delle risorse europee. Con conseguenze gravi e intuibili: freno agli investimenti, restituzione di centinaia di milioni a Bruxelles a causa del mancato utilizzo, stasi ulteriore dell’economia. Il dato è emerso nel corso della riunione a Bari del Comitato di sorveglianza, l’organismo misto (Ue, governo centrale, Regione, enti locali, parti sociali) che si riunisce periodicamente per vigilare sulla spesa dei fondi Ue. La riunione (decine di funzionari e rappresentanti di varie istituzioni) è stata aperta da Nichi Vendola. Ma è stato il suo capo di gabinetto, Davide Pellegrino, ad illustrare la nuova e paradossale situazione della Puglia. È noto che il Patto di stabilità (catenaccio alle uscite) limiti per sua natura il cofinanziamento nazionale alla spesa delle risorse Ue. Ed è altrettanto noto che, nel 2012, il rimedio è consistito nello «sforamento controllato» del Patto, funzionale ad utilizzare le risorse indispensabili al cofinanziamento. Esiste pure una disposizione che mira a disincentivare il ricorso disinvolto allo sforamento controllato: la norma obbliga a imputare nel Patto (e sottrarre dalle disponibilità ordinarie) l’equivalente di una parte dello «sforamento». Quanto? Il valore di una media della spesa di cofinanziamento realizzata tra il 2007 e il 2009. È cambiato qualcosa con la legge di Stabilità 2013: il nuovo parametro preso a riferimento è la spesa di cofinaziamento realizzata nel 2011, che per la Puglia è stata assai alta. Qui comincia il dramma. I numeri aiutano a capire. La Puglia ha a disposizione per il 2013 una «cassa» di 1.340 milioni (ma possiede liquidità ben superiore). Se decidesse di «sforare», le si dovrebbe applicare il «disincentivo». Il vecchio parametro avrebbe obbligato a comprimere la disponibilità di cassa di circa 180 milioni (e destinare l’equivalente al cofinanziamento). Ne sarebbero restati 1.160 per le attività ordinarie della Regione: stipendi per il personale, trasporti, welfare. Il nuovo parametro impone alla Puglia di comprimere la spesa ordinaria di 340 milioni. In questo modo resterebbero per la vita della Regione solo mille milioni: il doppio della Basilicata (ma con popolazione sette volte superiore), come la Calabria (ma col doppio di abitanti), la metà del Piemonte (stessi residenti), meno della metà della Campania, un terzo della Lombardia. Che fare? Far soffrire il bilancio fino allo spasimo pur di cofinanziare i fondi Ue? Oppure disinteressarsi degli investimenti per far vivere la Regione? Finora si è scelta la prima opzione. Ma con una cassa di mille milioni, il rischio è di non farcela. «E prima dei fondi europei — dice Pellegrino — dobbiamo far vivere l’istituzione». La questione riguarda — a causa dell’alta spesa realizzata nel 2011 e la bassa disponibilità di cassa — solo la Puglia. Peraltro, la materia è ostica. Al punto che ieri perfino il funzionario del Dps (Dipartimento politiche di sviluppo), presente all’incontro, stentava ad afferrarne il meccanismo. «Il fatto è — dice Pellegrino — che in questa materia, la mano sinistra non sa cosa fa la destra. Sicché nel governo, il Dps ci invita a far di tutto per cofinanziare la spesa dei fondi Ue. Mentre la Ragioneria dello Stato impone norme per il contenimento delle uscite e inasprisce il Patto di stabilità». Dentro la tenaglia finisce la Puglia. «Diventa sempre più urgente — sottolinea Vendola — ovviare alle contraddizioni: attraverso un rapido intervento della Ue per la completa "nettizzazione" della spesa comunitaria». Ora, invece, viene esclusa dal calcolo del Patto («nettizzazione») solo la parte europea: mentre il cofinanziamento si scarica sul bilancio ordinario. E per la Puglia è un dramma. Francesco Strippoli

CORRIERE DEL MEZZOGIORNO

07.06.2013.

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