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Pubblicato da Michele Pappacoda mjcheva@live.it

421449 341488462636967 1517554003 nInserito da :Sotgia Marcella ROMA - Sarà la notte della verità, del definitivo oblio o del nuovo inizio per mobilitazioni internazionali, discussioni infinite e per il dramma delle tre famiglie che tra Italia , Gran Bretagna e Stati uniti sono stati coinvolte nell’omicidio della giovane Meredith Kercher. Entro stasera la Prima sezione penale della corte di Cassazione è chiamata a dire una parola definitiva sul processo ad Amanda Knox e Raffaele Sollecito, i due allora fidanzatini accusati di omicidio volontario, violenza sessuale e simulazione di reato nei confronti della giovane Meredith trovata morta nella sua stanza a Perugia, la mattina del 2 novembre 2007. Dissanguata da una coltellata alla gola che l’ha uccisa dopo una lenta e atroce agonia che potrebbe essere durata alcune ore. L’SMS DI AMANDA Assolti in secondo grado il 3 ottobre 2011, Amanda e Raffaele hanno fatto entrambi sapere che non saranno presenti in aula. «Amanda mi ha mandato un messaggino sabato», racconta il suo avvocato, Luciano Ghirga: «Sono in ansia, ma ho fiducia nei miei avvocati e spero che questa storia finisca presto e vada tutto bene, c’era scritto». Il legale della ragazza punta tutto sulla perizia che durante il processo di appello ha smontato la condanna di primo grado a 26 anni (25 per Sollecito) lasciando come unico condannato in via definitiva Rudy Guede, il terzo uomo, che fin da principio aveva scelto il rito abbreviato ed ora sconta 16 anni di pena. Furono proprio i periti della corte d’appello a definire «inattendibile» la sofisticata analisi che aveva rinvenuto tracce del sangue di Meredith sul coltello da cucina che le ragazze avevano in casa e che stando alla ricostruzione fatta nel processo di primo grado, fu usato da Amanda per minacciare Metz che rifiutava di avere rapporti sessuali con Guede. E per ucciderla. IL COLTELLO CONTESO I periti del processo di appello stabilirono che quel coltello negli ultimi giorni aveva solo «sbucciato patate» e specificarono che l’impugnatura era stata toccata da Amanda ma non si poteva dimostrare che l’unica traccia di dna umano sulla lama appartenesse a Meredith: «Nel ricorso della procura si dice che c’è una piccola traccia di dna tra la lama e l’impugnatura, ma non mi pare sufficiente», spiega Ghirga. Di questa versione dei fatti, la famiglia Kercher non si è mai convinta. Anche loro hanno fatto sapere che seguiranno il processo da Londra e non verranno a Roma. La sorella di Meredith, due giorni fa, ha ribadito che «ci sono ancora molte domande senza risposta». Il problema, ancora una volta, è quel dna misterioso rimasto sulla lama del coltello. L’avvocato della famiglia, Francesco Maresca, punterà su questa traccia: «I periti si sono dedicati a smentire la scientifica ma non hanno mai voluto lavorare su questo elemento e in molti punti sono contraddittori». IL LIBRO MILIONARIO Tornata immediatamente a Seattle dopo l’assoluzione in secondo grado e quattro anni di carcere, Amanda aspetta la conclusione del processo per dare alle stampe un libro-verità che pare sia stato pagato quattro milioni di euro. L’unica macchia sulla sua fedina penale è rimasta la calunnia nei confronti di Patric Lumumba, gestore di un locale di Perugia poi emerso come completamente estraneo all’omicidio. La condanna per questo capo di imputazione è stata confermata in appello.  

26 marzo 2013 - 08:08  Fonte :Il Mattino