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Pubblicato da Michele Pappacoda mjcheva@live.it

 

      IL GRUPPO GLI AVVENIMENTI IMPORTANTI DI

                    ANGELA CECERE REALIZZA:    

                      IL PRIMO GIORNALINO ARTIGIANALE

     L’ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

           

                      

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943711_473165652779755_1584399359_n.jpg15 agosto, festa dell’Assunta. Nella storia della Cristianità, la più antica immagine della Madonna Assunta in Cielo si trova nel Molise

La più antica rappresentazione della Madonna Assunta in Cielo che si conosca al mondo si trova nel Molise, a S. Vincenzo al Volturno.
Le pitture furono eseguite intorno all’840, poco prima della morte dell’abate Epifanio che ne fu il committente e che resse l’abbazia dall’824 all’842.
Forse proprio a S. Vincenzo al Volturno spetta anche il primato della istituzione della festa dell’Assunta al 15 di agosto che si fa risalire ai tempi di Carlomagno e di Ambrogio Autperto che ne trattò nella sua originale opera In festo Assumptionis
Nella Cripta di Epifanio a S. Vincenzo al Volturno l’immagine della Madonna assunta in cielo campeggia al centro della pseudo-cupola, all’interno di una calotta azzurra contornata da due fasce, una rossa ed un’altra azzurra, trapuntate di stelle, con una scritta verticale alla sua sinistra dove si legge SCA MARIA.
Ritratta in atteggiamento regale, è seduta su un cuscino di porpora di un trono che, come il poggiapiedi, è ornato di perle e pietre preziose. Il viso, inquadrato da una grande aureola dorata, è ormai molto rovinato ma si riconoscono vistosi orecchini penduli ed una ricercata acconciatura nei capelli tenuti molto alti, parzialmente raccolti in un velo che scende alle spalle.
E’ vestita con una grande dalmatica rossastra dalla larga orlatura dorata che nella parte centrale forma un clavo. Dalle larghe maniche bianche escono gli avambracci fasciati dalla stoffa preziosa della tunica ocra che spunta anche sulla parte bassa della veste a coprire parte dei piedi calzati da pantofole regali arricchite da fili di perle.

La mano destra è decisamente aperta con le dita allargate ed il palmo rivolto verso chi guarda, mentre la sinistra regge un grande libro aperto poggiato sulle gambe e le cui pagine riportano a grandi lettere la scritta BEATAM ME DICENT.
Nella posizione della mano destra, nella scritta del libro e nell’atteggiamento regale della Madonna va cercata la chiave di lettura della composizione e si possono desumere i significati della sua presenza nella sfera celeste.
L’evangelista Luca, che peraltro nella tradizione bizantina viene considerato colui che per primo abbia eseguito un ritratto della Madonna, racconta nei versetti del Magnificat l’incontro tra Maria ancora incinta e la cugina Elisabetta. Nella versione latina la Madre di Dio dice: Ecce enim ex hoc beatam me dicent omnes generationes.
Tuttavia, è evidente che il versetto non si colleghi solamente allo stato fisico raffigurato; infatti, la Madonna non appare incinta e quindi la frase riportata sul libro aperto serve ad evocare un rapporto che è significativo per la sostanza e non per la forma: Gesù Cristo, che è Dio, è figlio di Maria.
Un rapporto che tende ad esaltare il ruolo determinante di Maria nella storia della salvezza dell’umanità e che Autperto aveva ben evidenziato in una sua originale omelia In festo Assumptionis.
Per il fatto di essere la Madre di Dio, la Madonna è la Regina dell’Universo e come tale esercita il potere su tutte le cose assisa su un trono al centro della sfera celeste.

E la mano rivolta verso chi la guarda, con il palmo vistosamente aperto per la esagerata snellezza delle lunghe dita, sembra raccogliere la potenza che è insita nel suo ventre per emanarla verso l’esterno.
Una mano che non è certamente segno di sbigottimento come quella che vediamo nella raffigurazione del momento in cui riceve l’annunzio dall’angelo Gabriele, ma che è l’espressione della consapevolezza della sua decisiva partecipazione agli avvenimenti della grande vicenda umana nei suoi rapporti con il Divino.

 

 

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 1014025_474057729357214_1949519376_n.jpg1° AGOSTO: SI FESTEGGIA SANT´ALFONSO

Alfonso: deriva dall'antico tedesco Hindefuns "pronto alla battaglia". si festeggia il 1° di agosto in ricordo di san'Alfonso Maria dè Liguori. Nacque a Napoli nel 1696 e mori a Pagani nel 1787; autore di opere letterarie, teologiche e celebri melodie (Tu scendi dalle stelle, per esempio); dottore della Chiesa. Lasciòla professione di avvocato, nonostante molto giovane, raccontando una bugia pur di poter diventare sacerdote; fondò la Congregazione del Santissimo Redentore nel 1732 e fu eletto vescovo della città di sant'Agata dei Goti (BN) nel 1762. --------- sant'Alfonso di Siviglia - sant'Alfonso de Orozco -sant'Alfonso Rodriguez - Alfonso La Marmora, generale e politico - Alfonso d'Aragona,re- Alfonso III delle Asturie, re - Alfonso d'Este - Anfonso di Leon - Al Capone - Alphons-Louis du Plessis de Richelieu, cardinale --------------- La città di Scala lo ebbe gradito ospite quando il santo era in riposo a Santa Maria dei Monti, alture sopra Scala- Ci fu nel tempo an che l'incontro tra Alfonso ed il vescovo di Ravello-Scala (diocesi allora un ificate) Guerriro. Il santo ritornò in quei luoghi acclamato e richiesto anche dalle monache dei mon asteri del circondario, finquando non si ammalò e rimase nella sua Pagani.------------------------ Auguri di felice onomastico ad Alfonso Andria, funzionariodell'EPT di Salerno, presidente del centro di cultura europeo di Ravello, ex senatore della repubblica, ex presidente della provincia di Salerno per due legislature, ex deputato europeo, ex consigliere comunale di Salerno - Alfonso del Pizzo, medico e sindaco di Amalfi in carica - Alfonso Pappalardo, bancario a riposo, della società della pesca del tonno di Cetara - Alfonso Pepe, commerciante maiorese - Alfonso Lucibello, del personale Amministrativo del turistico di Amalfi-Minori --Alfonso Bottone, giornalista, editore, scrittore minorese - Alfonso di Bianco consigliere comunale di Maiori- Alfonso Giordano e Alfonso Savino consiglieri comunali di Tramonti - Alfonso Trezza consigliere al Comune di Vietri - Alfonso Bonaiuto consigliere comunale di Salerno- Alfonso Casanova consigliere al Comune di Atrani - Alfonso Latino ed Alfonso Esposito consiglieri al Comune di Conca del marini - Alfonso Ruocco marittimo minorese a riposo - Alfonso Pinto dell'ufficio legale dellINPS di Salerno a riposo -Alfonso di Lieto medico minorese - Lembo Alfonso, minorese amante della musica - Miccio Alfonso meccanico minorese - Alfonso Proto dell'Avvenire viaggi di Maiori - Alfonso Gambardella insegnante IPSAR di Nocera in feriore - Alfonso Villani insegnante di educazione fisica di Angri - Alfonso Maresca insegnante di cucina dell'IPSAR di Nocera inf. Alfonso Esposito Ferraioli insegnante di cucina dell'IPSAR di Pagani - Alfonso Mansi insegnante del ragioneria di Maiori , facente parte dell'organizzazione LA Ribalta di Ravello- Alfonso de Juliis jr. dellomonima industria di Cava dei tirreni.   

 1005235_475794549183532_1044349000_n.jpg MICHELE PAPPACODA OGGI VUOLE RICODARE MIO ZIO DOMENICO PETRONE SCOMPARSO IL 26 GIUGNO SCORSO .ZIO BUONO ONESTO E LAVORATORE OGGI E ANCHE IL TUO ONOMASTICO AUGURI!!!!!!!!! NELLA FOTO AL CENTRO MIO ZIO MIA MAMMA E LA SIGNORA CHE GLI FACEVA COMPAGNIA.

1017049_475795389183448_1274289686_n.jpg OGGI SI FESTEGGIA SAN DOMENICO

Domenico nacque nel 1170 a Caleruega, un villaggio montano della Vecchia Castiglia (Spagna) da Felice di Gusmán e da Giovanna d'Aza. 

A 15 anni passò a Palencia per frequentare i corsi regolari (arti liberali e teologia) nelle celebri scuole di quella città. Qui viene a contatto con le miserie causate dalle continue guerre e dalla carestia: molta gente muore di fame e nessuno si muove! Allora vende le suppellettili della propria stanza e le preziose pergamene per costituire un fondo per i poveri. A chi gli esprime stupore per quel gesto risponde: "Come posso studiare su pelli morte, mentre tanti miei fratelli muoiono di fame?" 

Terminati gli studi, a 24 anni, il giovane, assecondando la chiamata del Signore, entra tra i "canonici regolari" della cattedrale di Osma, dove viene consacrato sacerdote. Nel 1203 Diego, vescovo di Osma, dovendo compiere una delicata missione diplomatica in Danimarca per incarico di Alfonso VIII, re di Castiglia, si sceglie come compagno Domenico, dal quale non si separerà più. 

Il contatto vivo con le popolazioni della Francia meridionale in balìa degli eretici catari, e l'entusiasmo delle cristianità nordiche per le grandi imprese missionarie verso l'Est, costituiscono per Diego e Domenico una rivelazione: anch'essi saranno missionari. Di ritorno da un secondo viaggio in Danimarca scendono a Roma (1206) e chiedono al papa di potersi dedicare all'evangelizzazione dei pagani. 

Ma Innocenzo III orienta il loro zelo missionario verso quella predicazione nell'Albigese (Francia) da lui ardentemente e autorevolmente promossa fin dal 1203. Domenico accetta la nuova consegna e rimarrà eroicamente sulla breccia anche quando si dissolverà la Legazione pontificia, e l'improvvisa morte di Diego (30 dicembre 1207) lo lascerà solo. Pubblici e logoranti dibattiti, colloqui personali, trattative, predicazione, opera di persuasione, preghiera e penitenza occupano questi anni di intensa attività; cosi fino al 1215 quando Folco, vescovo di Tolosa, che nel 1206 gli aveva concesso S. Maria di Prouille per raccogliere le donne che abbandonavano l'eresia e per farne un centro della predicazione, lo nomina predicatore della sua diocesi. 

Intanto alcuni amici si stringono attorno a Domenico che sta maturando un ardito piano: dare all Predicazione forma stabile e organizzata. Insieme Folco si reca nell'ottobre del 1215 a Roma per partecipare al Concilio Lateranense IV e anche per sottoporre il suo progetto a Innocenzo III che lo approva. L'anno successivo, il 22 dicembre, Onorio III darà l'approvazione ufficiale e definitiva. E il suo Ordine si chiamerà "Ordine dei Frati Predicatori". 

Il 15 agosto 1217 il santo Fondatore dissemina i suoi figli in Europa, inviandoli soprattutto a Parigi e a Bologna, principali centri universitari del tempo. Poi con un'attività meravigliosa e sorprendente prodiga tutte le energie alla diffusione della sua opera. Nel 1220 e nel 1221 presiede in Bologna ai primi due Capitoli Generali destinati a redigere la "magna carta" e a precisare gli elementi fondamentali dell'Ordine: predicazione, studio, povertà mendicante, vita comune, legislazione, distribuzione geografica, spedizioni missionarie. 

 

 



1017049_475795389183448_1274289686_n.jpgSfinito dal lavoro apostolico ed estenuato dalle grandi penitenze, il 6 agosto 1221 muore circondato dai suoi frati, nel suo amatissimo convento di Bologna, in una cella non sua, perché lui, il Fondatore, non l'aveva. Gregorio IX, a lui legato da una profonda amicizia, lo canonizzerà il 3 luglio 1234. Il suo corpo dal 5 giugno 1267 è custodito in una preziosa Arca marmorea. I numerosi miracoli e le continue grazie ottenute per l'intercessione del Santo fanno accorrere al suo sepolcro fedeli da ogni parte d'Italia e d'Europa, mentre il popolo bolognese lo proclama "Patrono e Difensore perpetuo della città;".

La fisionomia spirituale di S. Domenico è inconfondibile; egli stesso negli anni duri dell'apostolato albigese si era definito: "umile ministro della predicazione". Dalle lunghe notti passate in chiesa accanto all'altare e da una tenerissima devozione verso Maria, aveva conosciuto la misericordia di Dio e "a quale prezzo siamo stati redenti", per questo cercherà di testimoniare l'amore di Dio dinanzi ai fratelli. Egli fonda un Ordine che ha come scopo la salvezza delle anime mediante la predicazione che scaturisce dalla contemplazione: contemplata aliis tradere sarà la felice formula con cui s.Tommaso d'Aquino esprimerà l'ispirazione di s. Domenico e l'anima dell'Ordine. Per questo nell'Ordine da lui fondato hanno una grande importanza lo studio, la vita liturgica, la vita comune, la povertà evangelica.

Ardito, prudente, risoluto e rispettoso verso l'altrui giudizio, geniale sulle iniziative e obbediente alle direttive della Chiesa, Domenico è l'apostolo che non conosce compromessi né irrigidimenti: "tenero come una mamma, forte come un diamante", lo ha definito Lacordaire.

 

 CONCA DEI MARINI PROCESSIONE SUL MARE DELLA MADONNA DELLA NEVE FOTO

CONCA DEI MARINI PROCESSIONE SUL MARE DELLA MADONNA DELLA NEVE

Come tutti gli anni anche quest'anno in serata processione sul mare di Conca dei Marini processione con la statua della Madonna della Neve che dalla spiaggia di Conca dei Marini a bordo delle barche giungerà davanti al porto di Amalfi accompagnato da banda musicale e al ritorno i fuochi pirotecnici.

INSERITO DA MICHELE PAPPACODA

 

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Mercoledì 07 Agosto 2013
S. GAETANO Thiene, Compatrono di Napoli

    524406_477192725710381_337193823_n.jpgMERCOLEDI 07 AGOSTO 2013 SI FESTEGGIA
San Gaetano Thiene, Sacerdote
Fondatore dei “Chierici Regolari” (Teatini)
Compatrono di Napoli
Gaetano appartiene alla ricca famiglia vicentina dei conti Thiene. Secondo alcune fonti sarebbe nato nell’ottobre 1480. Al fonte battesimale gli viene dato il nome di Gaetano, questo per ricordare la figura di suo zio: Canonico Gaetano Thiene docente all'Università di Padova e morto quindici anni prima della sua nascita. Purtroppo Gaetano resta quasi subito orfano, poiché suo padre, Gasparo Thiene, muore in guerra presso Velletri, forse per malaria, dopo la vittoria del 21 agosto 1482. Così la sua mamma, contessa Maria da Porto, rimane vedova con tre bambini tutti in tenera età : Giovanni Battista, Alessandro e ultimo Gaetano.

Nel 1504 si laureò a Padova in diritto civile e canonico (utroque iure); venne chiamato a Roma come segretario particolare di Pp Giulio II (Giuliano della Rovere, 1503-1513) nel 1506 e gli venne anche conferito il titolo di Protonotario apostolico (il funzionario della Curia Romana con la funzione di rogare gli atti più importanti).

Venne ordinato sacerdote il 30 settembre 1516 ma celebrerà la sua prima messa solo il 6 gennaio 1517, festa dell’Epifania, nella Basilica di Santa Maria Maggiore.
Lasciò sotto Pp Leone X (Giovanni de' Medici, 1513-1521) la corte pontificia maturando, specie nell'Oratorio del Divino Amore, l'esperienza congiunta di preghiera e di servizio ai poveri e agli esclusi. Devoto del presepe e della passione del signore, fondò, nel 1524, con Gian Pietro Carafa, vescovo di Chieti (futuro Pp Paolo IV), i “Chierici Regolari” (detti poi Teatini, dal nome latino di Chieti) con lo scopo primario di restaurare nel clero la regola primitiva di vita apostolica.

La sua attività multiforme si esplicherà a Napoli fino alla morte. Fondò ospizi per anziani; potenziò l'Ospedale degli Incurabili; per difendere i poveri dagli usurai promosse l'istituzione del Monte di Pietà da cui, nel 1539, trarrà origine il Banco di Napoli, il più grande Istituto bancario del Mezzogiorno; suscitò nel popolo la frequenza assidua dei sacramenti e stette loro vicino durante le carestie e le ricorrenti epidemie come il colera, che flagellarono la città in quel periodo, peraltro agitata da sanguinosi tumulti.
Per ironia della sorte, fu proprio il teatino cofondatore Gian Pietro Carafa, divenuto Pp Paolo IV (1555-1559), a permettere che nell'Inquisizione, imperante in quei tempi, si usassero metodi diametralmente opposti allo spirito della Congregazione teatina, essenzialmente mite, permissiva, rispettosa delle altre idee. E quando le autorità civili vollero instaurare nel Viceregno di Napoli, il tribunale dell'Inquisizione, il popolo napoletano (unico a farlo nella storia triste dell'Inquisizione in Europa) si ribellò; la repressione spagnola fu violenta e ben 250 napoletani vennero uccisi, per difendere un principio di libertà. Gaetano in quel triste momento, fece di tutto per evitare il massacro e, quando si accorse che la sua voce non era ascoltata, offrì a Dio la sua vita in cambio della pace.
Il Signore accettò la sua offerta chiamandolo nel suo regno la domenica 7 agosto 1547, e proprio in questo giorno cessarono i tumulti e ritornò la pace nella città di Napoli.

L'opera che più l'aveva assillato nella sua vita, era, senza dubbio, la riforma della Chiesa. Al contrario del contemporaneo Martin Lutero, operò la sua riforma dal basso verso l'alto, formando il clero e dedicandosi all'apostolato fra i poveri, i diseredati e gli ammalati, specie se abbandonati. A quanti gli facevano notare che i napoletani non potevano essere così generosi negli aiuti, come i ricchi veneziani, rispondeva: « E sia, ma il Dio di Venezia è anche il Dio di Napoli ».

Il popolo napoletano non ha mai dimenticato questo vicentino di Thiene, venuto a donarsi a loro fino a morirne per la stanchezza e gli strapazzi, in un'assistenza senza risparmio e continua. La piazza antistante la Basilica di S. Paolo Maggiore è a lui intitolata, ma la stessa basilica, per secoli sede dell'Ordine, è ormai da tutti chiamata di S. Gaetano.
Il suo corpo, insieme a quello del beato Marinoni, del beato Paolo Burali ed altri venerabili teatini, è deposto nella cripta monumentale, che ha un accesso diretto sulla piazza, ed è meta di continua devozione del popolo dello storico e popoloso rione.
Nella piazza, come in altre zone di Napoli, vi è una grande statua che lo raffigura; da secoli è stato nominato compatrono di Napoli. Il suo è uno dei nomi più usati da imporre ai figli dei napoletani e di tutta la provincia.

Gaetano Thiene venne beatificato il 23 novembre 1624 da Pp Urbano VIII (Maffeo Barberini, 1623-1644) e canonizzato il 12 aprile 1671 da Pp Clemente X (Emilio Altieri, 1670-1676).

S. Gaetano Thiene è la testimonianza di quanto la Chiesa nei secoli, attraverso i suoi figli, sia stata sempre all'avanguardia e con molto anticipo sul potere laico, nel realizzare, inventare e gestire opere di assistenza in tutte le sue forme per il popolo, specie dove c'è sofferenza. 
Per la sua illimitata fiducia in Dio è venerato come il santo della provvidenza.
Il santo viene solitamente rappresentato con l'abito talare, in ginocchio, mentre la Beata Vergine gli mette in braccio il Bambino Gesù. La scena è ispirata ad un episodio narrato dallo stesso Gaetano Thiene in una sualettera alla sua confidente spirituale, suor Laura Mignani : durante la celebrazione della sua prima Messa gli sarebbe apparsa la Madonna e gli avrebbe messo tra le braccia il Bambino.


 

 


 

 

   

 

 

 

 

 

 

 

ASSUNZIONE BEATA VERGINE MARIA
Maria compare per l'ultima volta negli scritti del Nuovo Testamento nel primo capitolo degli Atti: Ella è in mezzo agli apostoli, in orazione nel cenacolo, in attesa della discesa dello Spirito Santo. Alla concisione dei testi ispirati, fa riscontro l'abbondanza di notizie sulla Madonna negli scritti apocrifi, soprattutto il Protovangelo di Giacomo e la Narrazione di S. Giovanni il teologo sulla dormizione della santa Madre di Dio. Il termine "dormizione" è il più antico che si riferisca alla conclusione della vita terrena di Maria. Questa celebrazione venne decretata per l'Oriente nel VII secolo con un decreto dell'imperatore bizantino Maurizio. Nello stesso secolo la festa della Dormizione viene introdotta anche a Roma da un papa orientale, Sergio I. Ma trascorse un altro secolo prima che il termine "dormizione" cedesse il posto a quello più esplicito di "assunzione".
La definizione dogmatica, pronunciata da Pio XII nel 1950, dichiarando che Maria non dovette attendere, al pari delle altre creature, la fine dei tempi per fruire anche della redenzione corporea, ha voluto mettere in rilievo il carattere unico della sua santificazione personale, poiché il peccato non ha mai offuscato, neppure per un solo istante, la limpidezza della sua anima. L'unione definitiva, spirituale e corporea, dell'uomo con il Cristo glorioso, è la fase finale ed eterna della redenzione. Così i beati, che già godono della visione beatifica, sono in certo senso in attesa del compimento della redenzione, che in Maria era già avvenuta con la singolare grazia della preservazione dal peccato.
Alla luce di questa dottrina, che ha il suo fondamento nella Sacra Scrittura, nel cosiddetto "Protoevangelo", contenente il primo annunzio della salvezza messianica dato da Dio ai nostri progenitori dopo la colpa, Maria viene presentata come nuova Eva, strettamente unita al nuovo Adamo, Gesù. Gesù e Maria sono infatti associati nel dolore e nell'amore per riparare la colpa dei nostri progenitori. Maria è dunque non solo madre del Redentore, ma anche sua cooperatrice, a lui strettamente unita nella lotta e nella decisiva vittoria. Quest'intima unione richiede che anche Maria trionfi, al pari di Gesù, non soltanto sul peccato, ma anche sulla morte, i due nemici del genere umano. E come la redenzione di Cristo ha la sua conclusione con la risurrezione del corpo, anche la vittoria di Maria sul peccato, con la Immacolata Concezione, doveva essere completa con la vittoria sulla morte mediante la glorificazione del corpo, con l'assunzione, poiché la pienezza della salvezza cristiana è la partecipazione del corpo alla gloria celeste.

 

 

 

 

Maria, «primizia e immagine della Chiesa»
Maria, nell’Assunzione, è la creatura che ha raggiunto la pienezza della salvezza, fino alla trasfigurazione dei corpo. E’ la donna vestita di sole e coronata di dodici stelle. E’ la madre che ci aspetta e ci sollecita a camminare verso il regno di Dio. La Madre del Signore è l’immagine della Chiesa: luminosa garanzia che il suo destino di salvezza è assicurato perché come in lei, così in tutti noi lo Spirito del Risorto attuerà pienamente la sua missione; ella è già quello che noi saremo.
A molti dà fastidio sentir parlare di «salvezza delle anime». Sembra che la vita con i colori, i sapori, i contorni che la rendono attraente debba sparire: sembra che il corpo non serva a nulla. Hanno ragione perché non è così. Maria, assunta in cielo, è garanzia che tutto l’uomo sarà salvato, che i corpi risorgeranno. Nell’Eucaristia, pane di immortalità, si ritrovano gli alimenti base dell’uomo, frutti della terra, della vite e dei lavoro dell’uomo: è proprio l’Eucaristia la garanzia quotidiana che la salvezza raggiunge ogni uomo nella sua situazione concreta, per strapparlo alla morte, la nemica più terribile dei progresso.
     OGGI 8 AGOSTO SI FESTEGGIA San Domenico di Guzmàn
Sacerdote e fondatore :

Domenico nacque nel 1170 a Caleruega, un villaggio montano della vecchia Castiglia (Spagna) da Felice di Guzmàn e da Giovanna d'Aza; venne battezzato con il nome del santo patrono dell'abbazia benedettina di San Domingo de Silos, situata a pochi chilometri a nord del suo paese natale. Fanciullo, è affidato allo zio arciprete perché venga iniziato alle verità della fede e ai primi elementi del sapere.
Domenico, fin da giovane, aveva il sentimento di compassione che gli ispirava la sofferenza altrui. Si racconta, ad esempio, che, ancora studente a Palencia, dove si era trasferito all'età di 15 anni per frequentare corsi regolari di arti liberali e teologia, vendette quanto in suo possesso, incluse le sue preziose pergamene (un grande sacrificio in un'epoca in cui non era stata ancora inventata la stampa), per dar da mangiare ai poveri affermando: “Come posso studiare su pelli morte, mentre tanti miei fratelli muoiono di fame? ”.
Terminati gli studi (1196-97), decise di assecondare la chiamata di Dio al sacerdozio ed entrò nel capitolo canonicale di El Burgo de Osma dietro invito dello stesso priore Diego de Acebes. Quando Diego, da poco eletto vescovo (1201), deve partire per una delicata missione diplomatica in Danimarca, si sceglie Domenico come compagno di viaggio, dal quale non si separerà più. Il contatto vivo con i fedeli della Francia meridionale, dove era diffusa l'eresia dei càtari e l'entusiasmo delle cristianità nordiche per le imprese missionarie verso l'Est, costituirono per Diego e Domenico una rivelazione: anch'essi saranno missionari.

Di ritorno da un secondo viaggio in Danimarca scesero a Roma (1206) e chiesero al Pp Innocenzo III (Lotario dei Conti di Segni, 1198-1216) di potersi dedicare all'evangelizzazione dei pagani. Innocenzo III, invece, orientò il loro zelo missionario verso quella predicazione nella Francia meridionale, la regione dove erano più attivi i càtari, da lui ardentemente e autorevolmente promossa fin dal 1203. I due accettarono e Domenico continuò anche quando si dissolse la legazione pontificia e dopo l'improvvisa morte di Diego (30 dicembre 1207).
La sua attività di apostolato era imperniata su dibattiti pubblici, colloqui personali, trattative, predicazione, opera di persuasione, preghiera e penitenza, appoggiato in questa sua opera da Folco, vescovo di Tolosa, che lo nominò predicatore della sua diocesi.

Pian piano maturò anche l'idea di un ordine religioso. Iniziò con l'istituzione di una comunità femminile che accoglieva donne che avevano abbandonato il catarismo e questa comunità di domenicane esiste ancora. A Domenico si avvicinavano anche uomini, ma resistevano poco al rigoroso stile di vita da lui preteso per testimoniare, con l'esempio, la fede cattolica tra i càtari. Alla fine però riuscì a riunire un certo numero di uomini capaci che condividevano i suoi stessi ideali, istituendo un primo nucleo stabile ed organizzato di predicatori.

Il passo successivo fu in occasione di un viaggio a Roma, nell'ottobre 1215, per accompagnare il vescovo Folco, che doveva partecipare al Concilio Laterano IV, la proposizione a Pp Innocenzo III di un nuovo ordine monastico dedicato alla predicazione; Domenico trovò grande disponibilità nel papa che l'approvò.

L'anno successivo, il 22 dicembre 1216, Pp Onorio III (Cencio Savelli, 1216-1227) diede l'approvazione ufficiale e definitiva. Ottenuto il riconoscimento ufficiale, l'ordine crebbe e, già dal 1217, fu in condizione di inviare monaci un po' in tutta l’Europa, soprattutto a Parigi e a Bologna, principali centri universitari del tempo.
Nel 1220 e nel 1221 Domenico presiedette personalmente a Bologna ai primi due Capitoli Generali destinati a redigere la magna carta e a precisare gli elementi fondamentali dell'ordine.
Sfinito dal lavoro apostolico ed estenuato dalle grandi penitenze, Domenico morì il 6 agosto 1221, circondato dai suoi frati, nel suo amatissimo convento di Bologna (Basilica di S. Domenico), in una cella non sua, perché lui, il fondatore, non l'aveva.

Papa Gregorio IX (Ugolino dei Conti di Segni, 1227-1241) canonizzò Domenico il 13 luglio 1234.

Il suo corpo dal 5 giugno 1267 è custodito in una preziosa arca marmorea. A Roma, nel chiostro del convento di Santa Sabina all'Aventino è presente una pianta di arancio dolce che, secondo la tradizione domenicana, S. Domenico portò dalla Spagna.
La notorietà delle numerose leggende miracolistiche legate alle sue intercessioni fanno accorrere al suo sepolcro fedeli da ogni parte d'Italia e d'Europa, mentre i fedeli bolognesi lo proclamano “Patrono e Difensore perpetuo della città”.

La fisionomia spirituale di Domenico è inconfondibile: egli stesso nei duri anni dell'apostolato albigese si era definito “umile servo della predicazione”.
Alla base della sua vita sta questo preciso programma apostolico: testimoniare amorosamente Dio dinanzi ai fratelli, donando loro, nella povertà evangelica, la verità.
Il suo genio si rivela anzitutto nell'aver armonizzato in una superiore sintesi gli elementi tradizionali fra loro più opposti e apparentemente irriducibili. Ardito e prudente, risoluto e rispettoso verso l'altrui giudizio, geniale e obbediente alle direttive della Chiesa, Domenico apostolo che non conosce compromessi né irrigidimenti, il predicatore schivo da ogni retorica: il magnanimo, alieno da ogni ombra di grettezza “Tenero come una mamma, forte come il diamante” (H. Lacordaire), concilia la soda formazione teologica all'acuto senso pratico.
Egli concepisce il primo Ordine canonicale i cui membri faranno della predicazione (intesa come contemplazione ad alta voce) la loro divisa. La sua personalità ricca si rifrangerà inesauribilmente nella fioritura di santi che lungo i secoli ne abbracceranno l'ideale e guarderanno filialmente a lui come ad un vero uomo di Dio, all'apostolo che - secondo l'impareggiabile elogio comunicato da Dio a santa Caterina - “prese l’ufficio del Verbo”.
IMMGINI DELLA MADONNA DELL'ASSUNTA!!!!!!!!!!!!

 

 

 

 

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13 AGOSTO 2013 Oggi è Santa Fiilomena auguri a tutte coloro che si chiamano Filomena!

 

MAIORI IN FESTA PER S. MARIA A MARE, PATRONA DELLA CITTÀ

Santa Maria a Mare di Maiori

 

    1078137 477030945726559 424513513 aINSERITO DA MICHELE PAPPACODA  

   Maiori, Costiera amalfitana, Costa d 'Amalfi Anche quest’anno, Maiori sta vivendo intensamente la FestaPatronalein onore della sua Patrona, S. Maria a Mare. Il tutto è iniziato il 15 luglio scorso, quando alle 6.30 il suono festoso delle campane e lo sparo di mortaretti hanno annunciato l’inizio del “Mese della Madonna”, il quale si caratterizza per la celebrazione della S. Messa alle ore 7 del mattino, e al pomeriggio con il canto del Rosario Popolare, fino al 14 agosto. Il giorno 4 Agosto è stato ricordato il 519° Anniversario della miracolosa traslazione della Statua lignea di S. Maria a Mare dall’Altare laterale di all’Altare Maggiore, avvenuta nel 1494; nelle varie celebrazioni eucaristiche è stato ricordato il miracoloso evento attraverso la lettura di atti storici, i quali descrivono con dovizia di particolari, come quel 4 Agosto sera, la Chiesa era avvolta da una luce abbagliante, come se ci fosse un enorme incendio e di come la Venerata Statua fu ritrovata sull’Altare maggiore senza che nessuno la spostasse manualmente; inoltre, con il canto del Te Deum si è ringraziato il Signore per tale avvenimento. Il 5 agosto, con l’alzata del Quadro al Corso Reginna, ha avuto inizio il Solenne Novenario.

Questa devozione va avanti da più di ottocento anni, e ininterrottamente, il 15 agosto di ogni anno,la Collegiata Santuariodi S. Maria a Mare è stracolma di persone, provenienti non solo da Maiori, ma dall’intera Costiera Amalfitana, vogliose di rendere omaggio alla Vergine.

 

Il programma dei Festeggiamenti è ricco di appuntamenti, sia dal punto di vista religioso che civile. Da notare infatti, il giorno 13 agosto(244° anniversario dell’incoronazione della statua lignea di S. Maria a Marealle ore 19.00, il Solenne Pontificale presieduto dal Vescovo di Velletri – Segni, S. E. Mons. Vincenzo Apicella e la processione con l’antica e miracolosa Statua lignea di S. Maria a Mare sul Sagrato della Chiesa. Il giorno 14 agosto alle 19.00 in punto, verrà esposta alla pubblica venerazione la statua della Madonna, e a seguire la Liturgia della Luce, l’Annunzio della Festa e i Primi Vespri Solenni. Il giorno 15 agosto, alle ore 5.00 il suono festoso delle campane e lo sparo di mortaretti, annuncerà il giorno festivo e in Collegiata, dalle 6 alle 12 verranno celebrate S. Messe ogni ora. Alle ore 10.00, la S. Messa Solenne presieduta da S. E. Mons. Pier Giacomo De Nicolò, Arcivescovo titolare di Martana e Nunzio Apostolico. A sera alle ore 19.00, Solenne Pontificale presieduto da S. E. Mons. Orazio Soricelli, Arcivescovo di Amalfi – Cava dè Tirreni. A seguire la Solenne Processione con la Venerata statua della Madonna per le vie cittadine, con la tradizionale corsa lungo i 127 gradini che separano Piazza R. D’Amato dalla Collegiata. I Festeggiamenti proseguiranno anche il 16 agosto, giorno in cui Maiori onora S. Rocco: alle 19.00 verrà celebrata la S. Messa in Piazza R. D’Amato, alla quale seguirà la processione con la statua del Santo per le vie del Paese.

 

Per quanto riguarda il programma civile, il nuovo Comitato Festeggiamenti Civili “S. Maria a Mare” ha stilato un ricco cartellone di eventi che avranno il loro fulcro sul palco allestito in Piazza Raffaele D’Amato. I festeggiamenti si apriranno ufficialmente il giorno 13, con l’accensione dell’artistica illuminazione per le vie cittadine curata dalla Ditta “Arti Luminarie Savastano” di Pagani e lo spettacolo musicale“Canzoni dal Mondo” – Festival Internazionale di Musica Pop. Il 14 e 15 agosto, spazio alla musica classica e sinfonica con il Gran Concerto Bandistico “Città di Noci” diretto dal M° Giuseppe Gregucci; alle 23.00 del 15 Agosto non mancherà il fantasmagorico spettacolo di fuochi d’artificio sullo specchio d’acqua antistante Maiori, dal pontone “Aries” ormeggiato in rada, eseguito dalla rinomata Ditta “C. S. A. Fratelli Di Matteo” da S. Antimo (NA)Nel giorno festivo del 15 Agosto, alle ore 19.00 prenderà il via la diretta via web su Positanonews (www.positanonews.it) della S. Messa Pontificale, della Processione e dello spettacolo di fuochi d’artificio; questa iniziativa promossa dal Comitato Festa, è realizzata per tutti i maioresi fuori dalla loro città e desiderosi di stringersi in qualche modo ai Festeggiamenti della loro Patrona. Il giorno 16 agosto, a sera, spettacolo d’arte varia con “I Cimarosa” e il comico Lino D’Angiò, al quale seguirà un altro spettacolo pirotecnico. Come si può notare, Maiori onora la sua Patrona nel migliore dei modi, nonostante la difficile situazione economica, e per questo va un doveroso ringraziamento ai Parroci, al nuovo Comitato Festeggiamenti Civili costituitosi qualche mese fa e a tutte le persone che in un modo o nell’altro, collaborano alla buona riuscita dei Festeggiamenti più attesi di tutto l’anno.

OGGI SI FESTEGGIA L' ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA
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1174759_481460935283560_1494045644_n.jpgOGGI NEL GIORNO DELL'ASSUNTA MICHELE PAPPACODA RICORDA LA MAMMA DI ANGELA CECERE LA SIGNORA ASSUNTA CHE OGGI ANCHE SE NON E PIù QUI MA E IN PARADISO NEL MONDO DEI GIUSTI IO CHE LO CONOSCIUTA PER ME RIMARRà SEMPRE UNA PERSONA DOLCE SENSIBILE. TANTISSIMI AUGURI DI BUON ONOMASTICO ALLA SIG ASSUNTA!!!!!!!!!!!

OGGI 15 AGOSTO SI FESTEGGIA L' ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

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