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Pubblicato da Michele Pappacoda mjcheva@live.it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

522803 381543255200609 411380551 n (1)INSERITO DA EVA PAPPACODA FONTE IL VESCOVADO DI RAVELLO Salvaguardare e far rivivere le sane tradizioni locali tramandateci dai nostri avi. E' questa una delle mission dell'associazione "Borghi in Festa" che martedì 19 marzo, dopo il successo delle tre precedenti edizioni, riproporrà l'accensione del falò di San Giuseppe nel cuore dell'antico borgo di Torello.

Al termine della Santa Messa in memoria dell'indimenticatoDon Pantalone Amato nell'ottavo anniversario dalla scomparsa (inizio ore 18.00), al centro della piazzetta Pasquale Sacco verrà acceso il falò che irradierà e riscalderà la serata, accompagnata dal buon vino locale e da una degustazione dei sapori del Borgo, con le immancabili zeppole di San Giuseppe.

La tradizione è stata ripresa tre anni fa dall'Associazione dopo essere stata dimenticata per circa quarant'anni. Gli anziani del luogo ricordano che enormi cumuli di fascine, prodotte dalla potatura dei vigneti, venivano lasciate dai contadini nelle loro terre in attesa di essere arse per il rogo che illuminava la sera di San Giuseppe.

Legato al nome del padre putativo di Gesù, è questo un culto di tradizione pagana: il 19 marzo è infatti, a tutti gli effetti, la vigilia dell'equinozio di primavera, allorquando venivano celebrati quei riti volti alla propiziazione della fertilità. E la pira vuole salutare l'inverno dei rigori e delle miserie che cede il passo alla primavera, quindi l'avvento della stagione dei raccolti e della rinascita della natura.

Questo rito diveniva occasione per festeggiare e riunire le famiglie dei villaggi, ed era accompagnato da musiche e canti popolari, cibi e dolci consumati all'aperto al fuoco scoppiettante del falò.

Quando le fiamme erano ormai basse e la notte tarda, aiutati dal vino, in molti sfidavano il fuoco saltandogli attraverso. Nell'immaginario del rituale, che affonda le sue radici in epoche storiche assai lontane, tali salti avevano l'inconscio significato dell'uomo che sfida e domina le forze della natura.

Infine le "carbonelle" prodotte dal rogo venivano raccolte ed utilizzate per alimentare i bracieri delle case contadine durante le ultime fredde giornate di marzo.
Appare quanto mai indispensabile comprendere il presente e scoprire chi siamo, partendo dal passato, attraverso la conoscenza delle nostre abitudini, nei riti, nelle ricorrenze, nelle usanze popolari.

Le tradizioni sono saperi trasmessi di generazione in generazione e noi Ravellesi, anche nell'era della globalizzazione, abbiamo il dovere di salvaguardare quell'immenso patrimonio di usi e costumi tramandatici dai nostri avi.

FOTO E ARTICOLO IL VESCOVADO DI RAVELLO

http://www.ilvescovado.it/it/sezioni-25/chiesa-5/19-marzo-a-torello-il-falo-di-san-giuseppe-tra-f-11250.aspx

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