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Pubblicato da Miki Pappacoda

SEZ. CULTURA E SPETTACOLI  Mina e il nuovo disco, il figlio Massimiliano Pani: «È rimasta contemporanea anche senza apparire più» Il figlio Pani presenta "Ti amo come un pazzo"

INSERITO DA ANGELA CECERE Chi meglio di Massimiliano Pani può riassumere Mina, nessun altro. «Non fa un concerto da 45 anni, televisione da 47, non fa promozione e interviste, non è social. Eppure siamo qui per lei, a dimostrazione della sua unicità: non c’è altra artista al mondo, coerente con le sue scelte che è rimasta contemporanea». “Ti amo come un pazzo”, dove il titolo si presta alla declinazione sia maschile che femminile, è il nuovo capitolo dell’interprete per antonomasia della musica italiana Un album vestito per rievocare il prototipo del fotoromanzo in 12 tracce (10 nell’Lp) che diventano «racconti d’amore per immagini musicali». Atmosfere che ricordano il 45 giri di “Trenodia” (1967). Fin dalla copertina che - «inerente al contenuto delle tracce» - ricorda le riviste di “Bolero Film”, ai tempi della fine degli anni 40 e di Cesare Zavattini. La foto è sempre di Mauro Balletti, con cui «Mina ha anticipato Bowie o Renato Zero, Lady Gaga e Madonna». Precursore del suo tempo, «in un momento in cui c’è l’ossessione della presenza continua - spiega il figlio, che del disco è produttore, nonché arrangiatore con Ugo Bongianni - Mina è la figura autorevole, suscita interesse ed è credibile senza dovere comparire per forza». L’interpretazione è il leit motiv di una serie di mondi sfaccettati, «dalla canzone d’amore drammatica e intensa ai pezzi ironici, dalla ballad raffinata alla canzone rock e al bolero». “Fino a domani” (di Federico Spagnoli, lo stesso di “Ti meriti l’inferno”, “Non mi ami”, “Questa donna insopportabile”), “ZUM PA PA” (dell’attore toscano Alessandro Baldinotti, che ha già scritto per Mia Martini), “Come la luna” (di Philippe Leon e Luca Rustici) insieme ai brani di Sergio Cammariere “Tutto quello che un uomo” e di Enzo Avitabile “Don Salvato’”, e al divertissement “L’Orto” (scelta prima che Mattia Lezi lo portasse a “X-Factor”). Brani voluti direttamente da Mina, «che fa solo ciò che le piace e lo farà finché ne ha voglia per bisogno intellettuale. Lei è interprete e non cantautrice, direttrice artistica di se stessa. Fa un lavoro che oggi non fa più nessuno». All’anno le arrivano 5000 pezzi («siamo indietro di 3 anni nell’ascolto»), tanti provengono dalla nuova generazione. Come Blanco con “Un briciolo di allegria”. «L’incastro con la voce di Mina ha fatto cambiare faccia al brano - racconta Michelangelo che fa da coautore - Spaccherebbe se la cantasse Mina, ci siamo detti un giorno. È magico che ciò sia davvero accaduto». Ed è Pani che pone l’accento sul rapporto con i giovani: «È l’unica artista che dà loro soddisfazione, cantando pezzi anche di sconosciuti, curiosa e attenta. È nel mondo di Blanco che entra Mina, e non viceversa». C’è anche “Povero amore”, scelto da Ozpetek per il suo nuovo film (in uscita con Netflix tra autunno e Natale): «Mina è la mia casting. Ho la fortuna di avere con lei uno scambio di idee. Ti dice dove c’è il difetto e dove il pregio». Il capitolo Sanremo, come direttrice artistica, parrebbe (al momento) chiuso: «Quando arrivò la proposta, ha detto “lo faccio, ma scelgo io”. E a questa frase è svanito tutto. La’industria discografica ha le sue esigenze, la tv e gli sponsor, pure. È giusto quindi che quel lavoro lo facciano altri». Peccato, perché sarebbe una pagina culturale e storica indelebile. «Mina non è arrivata ad oggi solo per la sua voce, ma soprattutto perché ha una bella testa». E su quanto dice Pani, innegabile è l’aggettivo più azzeccato.

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