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Pubblicato da Miki Pappacoda

INSERITO DA MIKI PAPPACODA «Situazione peggiore rispetto al 2019 con il prezzo latte» NUORO. Un lungo serpentone di trattori e altri mezzi agricoli con a bordo decine di pastori, piegati dal caro energia e dall'impennata dei costi delle materie prime. Si sono ritrovati alle 18 nel bivio Bitti-Sologo, da dove si sono messi in cammino lungo la Statale 131 Dcn, in direzione zona industriale di Prato Sardo a Nuoro. Una carovana che ha rallentato il traffico per dare «la sveglia» a Regione e Governo. «Assessora Murgia dimettiti, non hai ancora studiato», «Ci volete schiavi, avrete dei ribelli» è scritto su alcuni striscioni. Gli allevatori, giunti da tutta l'Isola, tornano in piazza dopo la clamorosa protesta del 2019, quando gettarono il latte in strada per sollecitare un prezzo equo. Stavolta la controparte non sono gli industriali. «Il latte ce lo pagano a 1 euro e non a 60 centesimi come nel 2019, ma noi stiamo molto peggio di allora - attacca Nenneddu Sanna -. Il costo dell'energia, del gasolio e delle sementi è raddoppiato, quello del mangime è aumentato fino al 20%. Chiediamo le dimissioni dell'intero Consiglio regionale che non interviene per impedire la chiusura delle nostre aziende. Siamo la prima industria dell'isola, lotteremo con i denti per impedirlo». Mario Carai, allevatore di Orune, è arrivato da Tempio dove ha azienda e famiglia: «Il momento che stiamo vivendo è drammatico e la politica regionale e nazionale è immobile - rimarca l'allevatore -. Io ho oltre 300 capi ovini e per andare avanti devo sostenere costi salati per il mangime, l'elettricità, il gasolio con prezzi alle stelle. Non possiamo andare avanti così: ora il caro prezzi e i premi comunitari che non arrivano, prima due anni di pandemia e le mancate vendite. Abbiamo molta rabbia ma dobbiamo lottare insieme sperando che la protesta si estenda oltre l'Isola e alle altre categorie produttive». «Le nostre aziende e le nostre famiglie stanno morendo e nessuno se ne accorge - aggiunge Cinzia Conteddu, con azienda agricola a Siniscola insieme al marito - . Abbiamo 250 capi ovini, maiali, bovini e veniamo da un'annata disastrosa. Se prima pagavamo una fattura del mangime 2mila euro, ora la paghiamo 3mila. Per non parlare dell'energia e delle altre materie prima. Siamo abbandonati, in autunno non abbiamo ricevuto i premi comunitari, ad Argea non ci risponde nessuno. Noi abbiamo tre figlie e un'azienda da mandare avanti. Se non sanno governare i problemi i politici regionali si dimettano». (ANSA)

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