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Pubblicato da Miki Pappacoda

BENEVENTO NEWS "Appalti Comune truccati", il blitz e gli arresti: assolti Mancini ed altri 7 La sentenza: il fatto non sussiste. Nel 2016 l'operazione, oggi pomeriggio la fine del processo

INSERITO DA ANGELA CECERE Benevento. Tra cinque giorni – il 27 giugno – saranno trascorsi cinque anni dal blitz e dagli arresti, oggi pomeriggio la sentenza. Erano da poco passate le 16.30 quando il Tribunale (presidente Rotili, a latere Di Carlo e Monaco) ha letto il dispositivo: assolte, perchè il fatto non sussiste, le otto persone a processo per l'inchiesta, diretta dal procuratore aggiunto Giovani Conzo e dal sostituto Nicoletta Giammarino, da alcuni anni a Napoli, e condotta dai carabinieri, su alcune gare d'appalto del Comune di Benevento che sarebbero state pilotate in cambio di presunte tangenti. L'assoluzione è stata decisa per Angelo Mancini (avvocato Vincenzo Regardi), 51 anni, di Benevento, ex dirigente di Palazzo Mosti, coordinatore dei progetti del Piu Europa, Angelo Collarile (avvocato Monica Del Grosso), 49 anni, Fioravante Carapella (avvocato Nunzio Gagliotti), 59 anni, Antonio D'Addona (avvocati Vincenzo Fiume ed Antonello Aucelli), 57 anni, di Montecalvo Irpino, Guido Mastantuono (avvocato Alessio Lazazzera), 55 anni, di Montecalvo Irpino, Pellegrino Parrella (avvocati Dario Vannetiello e Teodoro Reppucci), 59 anni, di Roccabascerana, Carmine Iannella (avvocato Roberto Prozzo), 56 anni, di Torrecuso, Giuseppe Pancione (avvocati Raffaele Scarinzi e Dario Vannetiello), 61 anni, di San Martino Valle Caudina. Il pm d'udienza Licia Fabrizi aveva proposto l'assoluzione di Iannella e Pancione e sei condanne alle seguenti pene: 5 anni a Collarile, 4 anni e 5 mesi a Mancini, 4 anni e 6 mesi a Carapella, 4 anni e 3 mesi a D'Addona, 4 anni a Mastantuono e Parrella. La dottoressa Fabrizi aveva chiesto per tutti coloro ai quali erano contestate l'assoluzione dalle accuse di associazione per delinquere e corruzione per il ponte Torre della Catena, e l'assoluzione da alcuni capi di accusa per Mastantuono, Collarile e Carapella. Per il Comune, parte civile, l'avvocato Paola Porcelli. Le accuse prospettate a vario titolo andavano dall'associazione per delinquere alla corruzione e alla turbativa d'asta ed erano relative alle gare per la riconfigurazione e la messa in rete di una serie di piccole piazze al rione Libertà e a San Vito, la riqualificazione del ponte Santa Maria degli Angeli sul fiume Sabato, la costruzione di un ponte didattico ciclopedonale Santa Maria degli Angeli – Rione Libertà, e del ponte Torre della Catena sul fiume Sabato. Per un'altra gara, quella dei lavori del nuovo terminal dei bus, era stata già dichiarata l'intervenuta prescrizione di due addebiti di corruzione e turbativa d'asta risalenti al 12 marzo del 2012 che aveva significato la definitiva uscita dal processo di altri tre imputati.Nel mirino degli inquirenti un presunto giro di denaro (complessivamente oltre 300 mila euro, più altri 200mila “di cui sarebbe stata accettata la promessa) che sarebbe stato dato e ricevuto dai vari imputati, “per sé e per terzi, allo stato non identificati”. Si tratta dell'indagine che all'epoca aveva avuto una notevole eco, con l'attenzione dell'opinione pubblica catturata dalla presenza di un endoscopio che sarebbe stato adoperato, dopo essere stato infilato nelle buste, senza aprirle, per spiare le offerte delle ditte partecipanti. Era stato rinvenuto il 2 maggio del 2015, durante una perquisizione durata “durata venti minuti”, nella villa di Collarile, al pari di una microcamera, un endoscopio, un registratore e alcuni taglierini. Collarile aveva sostenuto il 15 maggio di averlo ricevuto da Mancini, che lo avrebbe usato, senza però indicare sulla base di quali elementi la paternità di quell'apparecchio gli fosse stata attribuita. Mancini era rimasto in carcere una settimana, poi era passato ai domiciliari, dove era rimasto per due mesi e mezzo prima di tornare in libertà. Per otto imprenditori erano invece stati disposti gli arresti in casa, l'obbligo di firma per una nona persona. Misure che, anche in questo caso, erano state successivamente attenuate e revocate. Nell'aprile del 2018 il rinvio a giudizio e l'inizio di un processo nel quale, dopo il no a più richieste di patteggiamento, erano confluite anche le posizioni di Collarile e Carapella, che con le loro dichiarazioni – quelle di Carapella de relato- avevano supportato l'ipotesi accusatoria. Entrambi non si sono sottoposti all'esame in aula, quelle parole sono dunque diventate utilizzabili solo contro di loro e non gli altri. Ora la parola fine: assolti perchè il fatto non sussiste.

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