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Pubblicato da Miki Pappacoda

NEWS ITALIA E DAL MONDO Milano, i ristoratori: «Navigli a numero chiuso con priorità per chi ha prenotato nei locali»

INSERITO DA ANGELA CECERE Navigli a numero chiuso con otto varchi transennati, dai quali possono accedere, in caso di folla, «in via prioritaria coloro che hanno la prenotazione nei ristoranti o nei bar, che manderanno ai clienti un codice». È la proposta di Michele Berteramo che, oltre a gestire il locale Movida, è il referente di Epam Confcommercio della zona. L’idea per scongiurare assembramenti, quando Milano ritornerà arancione, è già approdata al tavolo in prefettura che è stato aperto dal prefetto Renato Saccone con ristoratori, forze dell’ordine, Comune: l’obiettivo è di mettere a punto un protocollo da adottare in emergenza Covid per evitare le immagini choc degli scorsi weekend di semilibertà, fra il rave party clandestino alla Darsena e la folla lungo le sponde. La prossima riunione a Palazzo Diotti è prevista domani. «Nessuno vuole proibire alle persone una passeggiata lungo i navigli - spiega Berteramo - ma i vigili giustamente bloccano l’accesso in caso di ressa, quindi, occorre una strategia che consenta ai clienti di accedere nei locali all’orario concordato proprio per rispettare le regole anti-contagio». Un ritardo di 30, 40 minuti rischiano di far saltare happy hour o cena, «con una perdita economica per i ristoratori». Otto i varchi da presidiare per non intasare uno dei quartieri caldi della movida: le vie Corsico, Fumagalli, Casale, Pasquale Paoli, Fusetti, Ripa di Porta Ticinese, Alzaia Naviglio Grande, ponte di via Valenza. Confesercenti propone anche uno spiegamento di «steward privati, assunti per sorvegliare gli accessi e disincentivare i capannelli di persone». Ad oggi si tratta di suggerimenti che devono essere strutturati in un piano organico, anche per capirne la fattibilità. L’ultima parola spetta al prefetto. Ma i residenti sono già sul piede di guerra. Il comitato Navigli ha inviato una lettera di fuoco al Comune, accusando «i ristoratori di voler “privatizzare” il quartiere, ma le strade sono pubbliche e nessuno può avere più diritto di altri di frequentarle, anche se ha prenotato in un ristorante».

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