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Pubblicato da Miki Pappacoda

SEZ. POLITICA Crisi di governo, Conte al Senato: «Difficile governare con chi mina gli equilibri». E chiede riforma titolo V e legge elettorale DIRETTA

INSERITO DA ANGELA CECERE Giuseppe Conte si gioca il tutto per tutto. Il presidente del Consiglio, dopo aver raggiunto la maggioranza assoluta nel voto di ieri alla Camera dei Deputati, cerca oggi, 19 gennaio, la fiducia anche al Senato della Repubblica. Qui la situazione è più difficile per il Premier in quanto, senza i voti dei di Italia Viva, i numeri della maggioranza sono in bilico. La maggioranza assoluta dei voti è a quota 161, più probabile - secondo le ultime indiscrezioni - che Conte riesca ad ottenere una maggioranza semplice, intorno a 155-156 voti, che gli permetterebe di avere la fiducia ma che renderebbe difficile la vita del governo in Senato e specialmente nelle commissioni, dove l'esecutivo guidato da Conte potrebbe non avere i numeri necessari per mandare avanti i provvidimenti. Il voto finale è comunque previsto in serata.  Conte ha iniziato a parlare appena dopo le 9.30. Ieri sera alla Camera aveva incassato la fiducia con 321 voti a favore (più della maggioranza assoluta), 259 contrari e 27 astenuti. Dopo l'intervento di Conte, si terrà un dibattito che impegnerà l'Assemblea di Palazzo Madama fino alle 12.30: riprenderà alle 13.30 fino alle 16.30. Dopo un'ora di pausa per la sanificazione dell'Aula, Conte replicherà intorno alle 17.30, dopodichè per un'ora e mezza circa ci saranno le dichiarazioni di voto. La votazione di fiducia dovrebbe avere inizio intorno alle 19.30 e dovrebbe concludersi intorno alle 20.30. Le parole di Conte «Mi associo, a nome del governo, a questo ricordo del senatore Macaluso. Io credo che anche chi non ha condiviso le idee politiche possa condividere che è stato un grande protagonista della vita politica e culturale italiana», ha detto Conte intervenento al Senato. «Abbiamo già i primi risultati per quanto riguarda l'inversione del numero di immatricolati nelle università meridionali: è un segnale importante, è salito del 6,7%, era sempre negativo». «Abbiamo introdotto e portato a regime, fino al 2029, per la prima volta, la fiscalità di vantaggio per tutte le imprese che operano nel Mezzogiorno, con un taglio dei contributi previdenziali del 30% per i primi 5 (5, rpt) anni e poi a calare. Noi non siamo meridionalisti per vocazione intellettuale, se non corre il Mezzogiorno non corre l'Italia».  In questi giorni ci sono state «continue pretese, continui rilanci concentrati peraltro non casualmente sui temi palesemente divisivi rispetto alle varie sensibilità delle forze di maggioranza. Di qui le accuse, a un tempo di immobilismo e di correre troppo, di accentrare i poteri e di non aver la capacità di decidere. Vi assicuro che è complicato governare con chi mina continuamente un equilibrio politico pazientemente raggiunto dalle forze di maggioranza». «Le nostre energie dovrebbero essere tutte e sempre concentrate sulle risposte urgenti alla crisi che attanaglia il Paese, mentre invece così, agli occhi di chi ci guarda, dei cittadini in particolare, appaiono dissipate in contrappunti polemici e spesso sterili, del tutto incomprensibili rispetto a chi ogni giorno si misura con la paura della malattia, con lo spettro dell'impoverimento, con il disagio sociale anche psicologico, con l'angoscia del futuro. Con questa crisi, come ho detto ieri alla Camera, la classe politica tutta rischia di perdere il contatto con la realtà. C'era davvero bisogno di aprire una crisi politica in questa fase?». Legge elettorale e titolo V Sulla proposta del sistema proporzionale «leggo delle interpretazioni, diciamo così maliziose. Negli anni passati abbiamo subito una frantumazione della rappresentanza. Sono emersi nuovi processi, anche in maniera dirompente, non possiamo fare una legge che costringa forze così diverse. Questo artificio contribuirebbe all'instabilità politica, non stabilirebbe il quadro». Le forze politiche, dopo le elezioni «saranno chiamate a definire accordi programmatici di alto profilo per governare, in modo da consentire una solida prospettiva politica» ai cittadini, aggiunge «L'esperienza della pandemia impone anche un'attenta, meditata e pacata riflessione sulla revisione del Titolo V della Parte II della Costituzione» sul rapporto tra Stato e Regioni. «Lavoriamo tutti insieme, meditiamo insieme sul riparto delle competenze legislative di Stato e Regioni, come pure alla individuazione di meccanismi e istituti che consentano di coordinare più efficacemente il rapporto tra i diversi livelli di governo. In questo contesto, occorre garantire e tutelare, con la massima intensità, le autonomie speciali e le minoranze linguistiche». «Il piano di distribuzione dei vaccini sta procedendo spedito. Siamo i primi nell'Unione europea, ma dobbiamo continuare a lavorare con la massima determinazione, in attesa che si rendano disponibili i nuovi vaccini e di potere sperimentare le nuove terapie monoclonali. Nei prossimi mesi sarà importante rafforzare la politica di testing».  «Adesso bisogna voltar pagina. Questo Paese merita un governo coeso, dedito a tempo pieno a lavorare esclusivamente per il benessere dei cittadini e per favorire una pronta ripartenza della nostra vita sociale e una incisiva ripresa della nostra economia». Riforma ammortizzatori e digital divide «Occorre introdurre una riforma che valga a razionalizzare il sistema degli ammortizzatori sociali e solide proposte di politiche attive del lavori. Marzo è già domani», dice il premier Giuseppe Conte intervenendo al Senato e ricordando come, il 31 marzo, al momento sia prevista la fine del blocco dei licenziamenti. «Nel settembre 2019 avevano lo Spid 4 milioni di persone, adesso siamo a 16 milioni e centomila. L'app Io oggi ha 9 milioni e 365 mila cittadini iscritti, non esisteva nel settembre 2019. Il nostro obiettivo è ridurre le diseguaglianze per uguaglianza di partenza: un grande fattore di diseguaglianza è il digital divide, dobbiamo lavorare in questa direzione». Conte ribadisce l'obiettivo della riforma fiscale, nel segno della «competitività» e «crescita sostenibile». "Opere mai bloccate" «Si è detto che le opere» del decreto semplificazioni «sarebbero ancora bloccate per la designazione dei commissari: innanzitutto la lista c'è ma poi non è così, le opere non sono mai state bloccate, perché i poteri dei commissari sono stati attribuiti dal decreto semplificazioni ai responsabili unici di progetto. Gli appalti di Anas e Fsi sono cresciuti 43,3 mld rispetto ai 39,4 del 2019. È un florilegio ma lo dico: questo è stato possibile grazie alla condivisione, collaborazione, responsabilità in ciascuna forza politica», dice Conte facendo riferimento a una critica che gli è stata mossa da Iv. Con pandemia Governo unito «Con la pandemia, con la sua sofferenza, il Paese si è unito. Si è elevato il senso di unità del governo, si sono elevate le ragioni dello stare insieme». Di fronte alla pandemia il governo ha dovuto «operare delicatissimi, faticosissimi, bilanciamenti dei princìpi e dei diritti costituzionali. In questi mesi così drammatici, pur a fronte di una complessità senza precedenti, questa maggioranza ha dimostrato grande responsabilità, raggiungendo - certamente anche con fatica - convergenza di vedute e risolutezza di azione, anche nei passaggi più critici». «Abbiamo coltivato - sottolinea - un costante e serrato dialogo con tutti i livelli istituzionali, a partire dalle Autorità regionali sino a quelle comunali, nella consapevolezza che solo praticando indefessamente il principio di "leale collaborazione" sarebbe stato possibile perseguire strategie di intervento efficaci, considerato - a tacer d'altro - che le competenze in materia di gestione sanitaria sono rimesse primariamente alle Regioni». Sul recovery «Io ho già rilevato che il dialogo tra politica e scienza è diventato particolarmente intenso. In realtà, mai come in questo periodo la »politica« è stata chiamata ad assolvere alla sua più nobile missione, di operare scelte per il bene comune, alcune delle quali di portata oserei dire »tragica«. »Fortemente «politica» è stata la determinazione con la quale il Governo, primo fra tutti i governi europei, ha chiesto all'Unione di rispondere alla crisi in modo radicalmente diverso rispetto al passato e di farsi promotrice di politiche espansive, finanziate da strumenti di debito comune, orientate al raggiungimento di strategie condivise. Lo storico accordo sul programma Next generation EU, per il raggiungimento del quale l'Italia ha avuto un ruolo propulsivo e decisivo, spendendosi in ogni sede, a ogni livello formale e informale, non solo ci consente di disporre di 209 miliardi di euro, ma ha impresso alla politica europea una svolta irreversibile, inaugurando un nuovo corso, suscettibile di mutare profondamente i paradigmi delle politiche economiche e il volto stesso dell'Unione europea«. »Ne discuteremo di questa svolta, prossimamente, nell'ambito della conferenza sul futuro dell'Europa. Non è questo l'esito, anch'esso eminentemente politico, della scelta europeista che ha rappresentato una delle ragioni fondative dell'alleanza di Governo?«, ha chiesto il premier. 

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