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Pubblicato da Michele Pappacoda direttore

CAMPANIA NEWS «Io, spazzino a cento anni: voglio bene al mio Vomero»

«Ho quasi cent'anni», confida a voce bassa Tonino Caruso. In mano regge la scopa con cui quasi ogni mattina spazza via l'immondizia e la zella al Petraio, nel borgo gioiello del Vomero. «Qua di operatori ecologici non se ne vedono mai - aggiunge - Quindi ci penso io». «È vero - conferma Lidia Fiocco, una residente di passaggio - Se non fosse per Tonino e per gli extracomunitari che potano e puliscono pagati da noi a gettone, qui sarebbe tutto sporco. Il Petraio lo curiamo solo noi che ci viviamo». Un altro pezzo del Vomero trasandato, come trasandate sono le scale del quartiere collinare: da quella di via Luigia Sanfelice ai gradini-foresta del Petraio percorsi ogni giorno da centinaia di turisti diretti a San Martino. Stessa sorte vale per le scale di via Scarlatti che tagliano via Morghen: pareti ammuffite, decrepite e verdastre. Sono più i pezzi di intonaco caduti che quelli rimasti attaccati alle mura. E poi, per completare un altro viaggio nel Vomero trascurato, buche stradali e il giallo delle panchine sparite dell'isola pedonale: danneggiate da manovre distratte o vandalizzate da baby gang nelle ore di movida, ma sostituite in pochi casi. Dai box auto ai giardini, ecco il Vomero incompiuto Sono innegabili i tagli ai Comuni, quota 100 e i pensionamenti, l'evasione fiscale, la crisi - ne abbiamo scritto più volte su queste pagine - ma i cittadini, anche al Vomero, si sentono privati dei servizi essenziali di decoro urbano. Così, in più zone del quartiere collinare, è scattata la pulizia fai da te: ne è un esempio anche il Petraio, con Tonino l'operatore centenario, e con gli spazzini migranti sovvenzionati dai residenti: «Abbiamo dato venti euro a un giovane straniero la settimana scorsa - prosegue Lidia Fiocco - che ha potato le erbacce sulle scale. Ha fatto un buon lavoro. In alternativa, il Comune verrebbe una volta ogni 3 anni. Inoltre qui al Petraio c'è un contenzioso sulla competenza per la pulizia tra Vomero e Chiaia. Ma in definitiva non viene mai nessuno, se non sollecitato più volte». All'assenza di potatori e spazzini si aggiungono gli incivili che, anche sulle scale del Petraio o nella vicina via Luigia Sanfelice, lasciano sacchi di immondizia e macerie edili. Sono tanti i visitatori stranieri che percorrono le scale che portano dritte a via Caccavello e San Martino. Eppure i gradini a un certo punto diventano una selva di malerba non potata. Le scale di via Sanfelice sono messe leggermente meglio, ma i ciuffetti di erbacce cominciano a diventare tanti. Anche qui. Restando in tema di gradini, quelli di via Scarlatti e via Morghen sono messi malissimo, e non solo perché le scale mobili Anm funzionano a singhiozzo. Tra le pareti delle rampe che portano verso San Martino e verso la sede della V Municipalità Vomero-Arenella, tra una scritta spray e l'altra, si aprono intensi buchi di cemento. Dove il cemento non manca, per contrappasso manca l'intonaco. In alcuni punti il giallo ocra originario è stato sostituito da un verde muffa. Scese le scale, senza lasciare via Scarlatti, ci si imbatte poi nel mistero delle panchine scomparse. Sul pavimento si vedono decine di fossette lasciate vuote dai piedi di metallo che una volta sostenevano assi di legno. «La tecnica è quasi sempre la stessa - denuncia Gennaro Capodanno, presidente del Comitato valori collinari - Prima la panchina viene azzoppata o si ritrova con i sostegni dello schienale rotti. Seguono transennamento provvisorio e rimozione. Il tutto senza che, in genere, la panchina venga sostituita. A oggi ne restano appena 18 per l'isola pedonale». L'ultima rimozione di panchina risale all'altro ieri e probabilmente, in questo caso, verrà sostituita. Ma come si spiega il fenomeno? A volte - vociferano in coro i commercianti - sono i camion a falciarle durante una manovra distratta. Altre volte vengono vandalizzate dalle gang incivili di ragazzini nelle ore di movida. «Tempo fa - rivela una esercente di via Scarlatti - una mattina aprimmo il negozio e la panchina non c'era più. Qualcuno l'aveva caricata in spalla e portata in via Cilea. La ritrovammo lì qualche giorno dopo». In ultimo, le buche e le discariche. Le prime si aprono nell'asfalto del Vomero come in quello di tutta la città. Eppure, in certi casi, come in vico Acitillo e via Caccavello, si tratta di quasi voragini. Altre volte, invece, di dissesti stradali su arterie primarie. Via Cilea su tutte: l'asfalto qui è divorato in vari punti della carreggiata. E, dal pavimento del marciapiede sono saltati via diversi mattoni: chissà come e perché, ma di certo da molto tempo. Anche le discariche spuntano, purtroppo, in tutti i quartieri di Napoli. Legni abbandonati e sacchetti appoggiati ai cancelli, sui muri dei palazzi o smarriti sul ciglio della strada anche in via Belvedere, oltre che al Petraio, in via Sanfelice e ovunque arrivino gli incivili.

IL MATTINO

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