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Pubblicato da Giornale Vettica di Amalfi Online www.mikivettica.overblog.it

NEWS ITALIA E DAL MONDO Mercoledì 12 febbraio 1941 (78 anni fa) Primo test della penicillina su un paziente

DI MICHELE PAPPACODA Primo test della penicillina su un paziente: Le sorti della guerra della medicina contro batteri e malattie infettive volsero a favore della prima, mentre la Seconda guerra mondiale seminava morte e distruzione in Europa. A tredici anni dalla sua scoperta, la penicillina venne testata per la prima volta su un uomo. La storia ufficiale della molecola antibatterica, formata dall'unione di due aminoacidi (cisteina e valina), comincia con Alexander Fleming. Molto più tardi si scoprì che ben trent'anni prima del biologo britannico, il ricercatore molisano Vincenzo Tiberio (originario di Sepino) era giunto ad analoghe conclusioni. Osservando delle muffe in un pozzo d'acqua, scoprì la loro natura antibatterica nel constatare che gli abitanti del luogo si ammalavano quando il pozzo veniva ripulito. I suoi studi "Sugli estratti di alcune muffe" pubblicati negli Annali di Igiene Sperimentale, una rivista prestigiosa dell’epoca, arrivarono all'attenzione di Fleming e di altri studiosi, ma rimasero pressoché ignorati dalla medicina ufficiale. Solo durante il Secondo conflitto mondiale, di fronte alla richiesta urgente di farmaci che arrestassero la conseguente epidemia di infezioni, si ebbe un'accelerazione nell'applicazione medica della penicillina. Nel 1940 il patologo australiano Howard Walter Florey e il collega tedesco Ernst Boris Chain, entrambi studiosi dell'Università di Oxford, diedero il via ad esperimenti sull'azione chemioterapica della molecola e sulle sue possibili applicazioni nel trattamento delle malattie infettive. Dopo esser riusciti a isolarla in forma pura, passarono a testarla per la prima volta su un paziente terminale affetto da setticemia. Si trattava di un poliziotto londinese di nome Albert Alexander, cui fu somministrata per via endovenosa una quantità di antibiotico pari a 160 mg. Ventiquattrore dopo la sua temperatura iniziò a scendere di pari passo con il ridursi dell'infezione. Purtroppo per lui la quantità di penicillina non era sufficiente e ciò, un mese più tardi, lo condusse alla morte. I risultati tuttavia erano innegabili: la sostanza aveva un effetto curativo efficace e non era tossica per l'uomo. Prima dell'estate Florey e il suo collaboratore Norman Hartley raggiunsero gli Stati Uniti per dare il via alla commercializzazione del prodotto, che in poco tempo diventò un farmaco di interesse industriale per aziende come Merck, Pfizer e Squibb. Il mondo della scienza accolse con entusiasmo questa scoperta e decise di rendere merito ai vari protagonisti con il massimo riconoscimento: Alexander Fleming, Ernst Boris Chain e Howard Walter Florey ricevettero il Nobel per la Medicina del 1945, «per la scoperta della penicillina e dei suoi effetti curativi in molte malattie infettive».