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Pubblicato da Giornale Vettica di Amalfi Online www.mikivettica.net

SEZ. RICETTE Cuoppo napoletano: un piatto incredibile dello street food partenopeo a cura di Morena Motta

A CURA DI MORENA MOTTA Il termine “cuoppo” in gergo vuol dire proprio cono, ed infatti il famoso cuoppo napoletano, principe dello street food made in Napoli, si mangia proprio all’interno di un cono di carta. Tutti conosciamo questa golosa bontà, e chiunque visiti Napoli non può andar via senza assaggiarla. Andiamo a vedere le sue antiche origini. Il cuoppo napoletano, caratteristico per essere gustato in questo cono, detto anche cartoccio, fatto di carta paglia, affonda le sue radici già nel 1800; all’epoca esisteva già questo modo di consumare alcune pietanze. I napoletani, allora, erano un popolo povero, e la scarsità di mezzi costringeva ad arrangiarsi: così è nato l’antenato del cuoppo napoletano, proprio dal fatto di ingegnarsi per il pasto quotidiano. La poetessa Matilde Serao nella sua opera “Il Ventre di Napoli”, cita proprio questa meraviglia della gastronomia napoletana, e ne parla così: “… Dal friggitore si ha un cartoccetto di pesciolini che si chiamano “ fragaglia” e che sono il fondo dei panieri dei pescivendoli.” E dallo stesso friggitore si possono avere “… per un soldo, quattro o cinque panzarotti, vale a dire delle frittelline in cui vi è un pezzetto di carciofo, o un torsolino di cavolo, o un frammentino di alici.” Il cuoppo napoletano, anticamente veniva anche chiamato “oggi a otto” perché, vista la scarsità di mezzi dei napoletani, chi friggeva accettava un pagamento dilazionato fino a otto giorni. Questa specialità viene anche resa celebre da un citazione del mitico Totò nel 1958 all’interno del film “Totò a Parigi”, con questa frase: “Miss mia cara Miss, nu’ cuoppo allesse io divento per te”. Ma sapevate che ci sono diverse varianti del cuoppo napoletano? Abbiamo il cuoppo di mare, con la frittura di diversi tipi di pesci, poi c’è quello di terra con le pastelle, poi quello di patatine, e perfino il cuoppo di dolci. Vediamoli nel dettaglio. Il cuoppo napoletano di mare, come scrivevamo su, è la frittura di vari qualità di pesce in cartoccio: troviamo al suo interno alici, baccalà, gamberi, calamari, polpettine di pesce, chele di granchio, ranfetelle, fravagli, seppioline, tutti rigorosamente fritti, e possono essere conditi con limone e pepe. Alcuni ci mettono anche le frittelline o zeppoline di alghe a pasta cresciuta. Poi abbiamo il cuoppo di terra, che si compone di verdura fritta, es. melanzane e zucchine, polenta fritta, mini arancini di riso, i mitici panzerotti (i crocchè di patate) e le zeppole di pasta cresciuta. Capita a volte che questo cuoppo napoletano di terra venga arricchito con i fiori di zucca ripieni e fritti (i cosiddetti ciurilli), con crocchette di pollo e/o polpettine di carne. Andiamo al cuoppo dolce, esplosione di golosità. Questo tipo di cuoppo è fatto di zeppoline fritte, dette anche graffette, che si preparano con farina, acqua e lievito, e dopo la cottura fritta vengono cosparse di zucchero e delle volte anche di cioccolata. Il cuoppo dolce, come anche quello con le patatine e i wurstel, che potete trovare in alcuni locali di Napoli, sono delle versioni più moderne dei grandi classici di mare e di terra. Voi avete mai provato il cuoppo napoletano? Quale variante vi piace di più?

 

 

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