SANT'ANTIMO E NAPOLI NORD NEWS Afragola, l’asilo nido nel rione delle mamme bambine
INSERITO DA MICHELE PAPPACODA Parco Verde di Caivano, il triste simbolo dell’infanzia violata e dell’emarginazione sociale, dista solo cinque chilometri. Siamo ad Afragola, quartiere Salicelle. Ed anche questo è un quartiere popolare della più degradata periferia di Napoli. Un’area ex «219», l’infelice parto dell’urbanistica post-terremoto che ha cosparso le periferie dell’Italia meridionale di ghetti isolati da tutto e tutti, dove in assenza di qualsiasi servizio sono proliferate camorra, povertà e disoccupazione. Le Salicelle sono anche note per essere il rione delle mamme-bambine, ragazzine che diventano donne subito, ed hanno il primo figlio a 14,15, 16 anni. Ed è per questo motivo che assume particolare importanza l’asilo nido aperto dall’amministrazione comunale lo scorso marzo: «Abbiamo mamme giovanissime — spiega Manuela Capozzi, che gestisce la struttura per conto della cooperativa Quadrifoglio — e nonne trentenni o poco più che mandano avanti la famiglia. Qui molti, quasi tutti, sono disoccupati. Eppure fanno ricorso al nostro asilo perché hanno capito che è un’opportunità per i propri figli». Il fortino Apache Al rione Salicelle abitano 5.552 persone, e la media è abbondantemente al di sotto della soglia di povertà. Nel solo 2015, il Comune ha distribuito 1037 pacchi alimentari a 187 famiglie e altre 240 hanno fatto domanda di contributo. Sono invece 258 le famiglie assistite per il sussidio riservato ai detenuti con figli. «Il venerdì, quando in carcere è giornata di colloqui — conclude Capozzi — la scuola è quasi vuota. Le mamme portano i bimbi a trovare il papà». La presenza criminale è sempre molto forte. Fino a qualche mese fa, le sentinelle del clan Moccia poste all’imbocco delle due vie di accesso al quartiere, avrebbero impedito l’ingresso delle telecamere. Adesso il clan è in disarmo, colpito da una raffica di operazioni di polizia. «Questo quartiere è nato male — spiega il sindaco Domenico Tuccillo— lontano dal resto della città. Stiamo cercando di riavvicinarlo, dotandolo del commissariato, di un centro polifunzionale, ora anche di un asilo». La speranza è l’arte Ma le «Salicelle», come Scampia, Parco Verde, o come la 219 di Melito, non sono solo armi, camorra e tossicodipendenza. Ci sono le attività della chiesa, la parrocchia retta da don Ciro e i laboratori animati da Padre Jean Marie del Punto Cuore. C’è anche arte, ad esempio, alle Salicelle: «Nelle mie canzoni — racconta Luca Blindo, 23 anni, rapper — canto questa vita di strada. Come quella volta che i carabinieri piombarono sul rione con elicotteri e blindati. Sembrava di vivere nella “Gta”, il video gioco che parla di criminali e violenza». Luca aveva tanti amici. Quando erano ragazzini giocavano sempre a pallone «sul largo», il campetto improvvisato in un piazzale. «Ora alcuni sono morti per delle scelte sbagliate — conclude — altri sono dietro le sbarre. Altri ancora sono persone perbene. Ma qui siamo rimasti in pochi, in due o tre al massimo».Parco Verde di Caivano, il triste simbolo dell’infanzia violata e dell’emarginazione sociale, dista solo cinque chilometri. Siamo ad Afragola, quartiere Salicelle. Ed anche questo è un quartiere popolare della più degradata periferia di Napoli. Un’area ex «219», l’infelice parto dell’urbanistica post-terremoto che ha cosparso le periferie dell’Italia meridionale di ghetti isolati da tutto e tutti, dove in assenza di qualsiasi servizio sono proliferate camorra, povertà e disoccupazione. Le Salicelle sono anche note per essere il rione delle mamme-bambine, ragazzine che diventano donne subito, ed hanno il primo figlio a 14,15, 16 anni. Ed è per questo motivo che assume particolare importanza l’asilo nido aperto dall’amministrazione comunale lo scorso marzo: «Abbiamo mamme giovanissime — spiega Manuela Capozzi, che gestisce la struttura per conto della cooperativa Quadrifoglio — e nonne trentenni o poco più che mandano avanti la famiglia. Qui molti, quasi tutti, sono disoccupati. Eppure fanno ricorso al nostro asilo perché hanno capito che è un’opportunità per i propri figli». Il fortino Apache Al rione Salicelle abitano 5.552 persone, e la media è abbondantemente al di sotto della soglia di povertà. Nel solo 2015, il Comune ha distribuito 1037 pacchi alimentari a 187 famiglie e altre 240 hanno fatto domanda di contributo. Sono invece 258 le famiglie assistite per il sussidio riservato ai detenuti con figli. «Il venerdì, quando in carcere è giornata di colloqui — conclude Capozzi — la scuola è quasi vuota. Le mamme portano i bimbi a trovare il papà». La presenza criminale è sempre molto forte. Fino a qualche mese fa, le sentinelle del clan Moccia poste all’imbocco delle due vie di accesso al quartiere, avrebbero impedito l’ingresso delle telecamere. Adesso il clan è in disarmo, colpito da una raffica di operazioni di polizia. «Questo quartiere è nato male — spiega il sindaco Domenico Tuccillo— lontano dal resto della città. Stiamo cercando di riavvicinarlo, dotandolo del commissariato, di un centro polifunzionale, ora anche di un asilo». La speranza è l’arte Ma le «Salicelle», come Scampia, Parco Verde, o come la 219 di Melito, non sono solo armi, camorra e tossicodipendenza. Ci sono le attività della chiesa, la parrocchia retta da don Ciro e i laboratori animati da Padre Jean Marie del Punto Cuore. C’è anche arte, ad esempio, alle Salicelle: «Nelle mie canzoni — racconta Luca Blindo, 23 anni, rapper — canto questa vita di strada. Come quella volta che i carabinieri piombarono sul rione con elicotteri e blindati. Sembrava di vivere nella “Gta”, il video gioco che parla di criminali e violenza». Luca aveva tanti amici. Quando erano ragazzini giocavano sempre a pallone «sul largo», il campetto improvvisato in un piazzale. «Ora alcuni sono morti per delle scelte sbagliate — conclude — altri sono dietro le sbarre. Altri ancora sono persone perbene. Ma qui siamo rimasti in pochi, in due o tre al massimo». di ANTONIO CASTALDO CORRIERE DELLA SERA