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Pubblicato da Michele Pappacoda Direttore www.mikivettica.net

CONCORDIA SULLA SECCHIA E  MODENA NEWS Ci vediamo all’osteria” Vino, briscola e chiacchiere nelle locande di Modena Storie di incendi, di insegne, di locande scomparse nella città del lambrusco
CONCORDIA SULLA SECCHIA E  MODENA NEWS Ci vediamo all’osteria” Vino, briscola e chiacchiere nelle locande di Modena Storie di incendi, di insegne, di locande scomparse nella città del lambrusco

INSERITO DA ANGELA CECERE MODENA. Come in tutte le città e in tutti i borghi anche Modena era piena di osterie. Il cronista Lancellotti ci racconta ad esempio che il 26 febbraio 1523 "li oratori parmexan che vano ala santità del nostro signor papa Adrian aRoma sono alozati ala hostarìa del Nacho in el borgo de Citanova", o che venerdì 10 marzo 1526 "da hore 4 de note venendo adì 11 ditto se atachò el fogo in la stala dela hostarìa del Monton in suxo la strata Claudia alo incontro dela Pilizarìa, la quale casa si è de ser Francesco Maria de ser Nicolò di Bianchi, in la quale g'era alozati certi Francexi; se dice g'è bruxati circha 20 cavali e 4 persone e per doe hore fu uno grande foco".

Le osterie, dove si faceva fuoco per scaldare gli avventori o cucinare, prendevano spesso fuoco. Così accadde ad esempio il 21 dicembre dell'anno successivo: "Bruxò in el borgo de Salexè la note pasata la hostarìa de Simon Bianchin che era alo incontro del palazo de miser Zan Batista Valentin per causa de Guasconi che g'erano alozati".

Ma potevano anche essere luoghi di risse o di delitti: "1526 8 novembre. Adì ditto la note pasate fu morte ser Polo Remengardo in casa sua da la hostarìa da l'Anzelo in Modena, se dice da uno suo zenere montanare el quale ge steva in casa, lui e la fiola, e non g'era la sua dona né fioli, et ge ha dato asaisime ferite et era in mezo la camera nudo" o peggio ancora fonte di mortalità diffusa: "1527 24 settembre. Avendo la magnifica Comunità de Modena deputato doe hostarìe de fora in li borgi per alozare forasteri, una al palazo del Valentin in el borgo de Salexè et una da San Lonardo in casa delSadoleto in el borgo de Citanova, in questo ultimo quarto dela luna de agosto se g'è scoperto la peste e morte persone in dite doe hostarìe et s'è scoperta in alcuni altri lochi dentra e de fora dala cità".


Queste osterie avevano certamente un'insegna che le indicava al viaggiatore, come segnala anche il Vocabolario dell'Accademia della Crusca (1612). Chi lo consulta alla voce Insegna trova questa definizione: "Quel segno, rappresentato da figura, che si suol mettere su certi negozj o botteghe, per distinguer ciascuna di esse dalle altre consimili".
Ce lo testimoniano Boccaccio nella nona giornata del Decamerone:

"Il quale Simone allora a bottega stava in mercato vecchio alla insegna del mellone", Benvenuto Cellini nella Vita di Benvenuto di Maestro Giovanni Cellini fiorentino, scritta per lui medesimo: "Questa osteria aveva per insegna un sole dipinto in mezzo due finestre di color rosso", e perfino Alessandro Manzoni nei Promessi sposi: "Entrò in un usciaccio, sopra il quale pendeva l'insegna della luna piena".

GAZZETTA DI MODENA

11.11.2015 12.37