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Pubblicato da www.mikivettica.net

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

INSERITO DA BARBARA PAPPACODA Ore 3,40 di un afoso venerdì sera modenese. Tre ragazzi, dopo aver passato la serata tra amici, si avviano verso il parco Novi Sad dove hanno auto e bici per fare rientro a casa. Ma alle loro spalle compaiono due ombre, è un attimo e l’incubo ha inizio. Una bottiglia di vetro viene frantumata contro il naso di una delle vittime ed un’altra colpisce la testa di un amico. Ecco il canovaccio di una notte di terrore, che non ha una spiegazione logica e che si presta a svariate interpretazioni tutte da verificare.

Perché i tre - racconteranno ai medici del pronto soccorso che li visitano e li curano - non hanno avuto screzi con nessuno nel corso della serata trascorsa in un locale di piazza Tien An Men e quei due aggressori non erano neppure a ballare. E allora torna alla mente quel demenziale “passatempo” che corre virale sui social in cui - senza motivo - una vittima viene colpita da un pugno dall’aggressore che poi si dilegua. Ma a Modena, almeno così raccontano le cronache, di episodi analoghi non se ne ricordano.

Ma riavvolgiamo per un attimo il nastro e ripercorriamo la serata. I tre ragazzi modenesi escono dal locale e si fermano a scambiare due chiacchiere con altri amici nel piazzale adiacente. Poco dopo si salutano e si avviano verso il Novi.

«Stavamo scherzano tra noi - racconta il giovane ferito al naso - quando ho notato un’ombra alle spalle. Era un ragazzo con la maglietta bianca, ma oltre non so dire, aveva una bottiglia in vetro, quindi non poteva essere uscito dalla discoteca perché servono da bere solo nei bicchieri di plastica. Mi ha colpito con la bottiglia, per fortuna non si è rotta perché altrimenti non saprei cosa mi sarebbe potuto accadere. Un istante dopo, ecco un’altra bottiglia lanciata, che centra alla nuca un mio amico. Siamo rimasti spiazzati e senza neppure dircelo abbiamo iniziato a scappare, dividendoci. Io mi sono diretto verso il Bamboo (il chiosco all’interno del parco Novi Sad, ndr), ma uno di loro mi ha inseguito. Fuggivo e lui si avvicinava; con lo sguardo cercavo qualcuno che mi potesse venire in aiuto fino a quando ho individuato tre ragazzi. Sono andato verso di loro, li ho implorati “per favore restate qui con me”. Avevo camicia e pantaloni sporchi di sangue, potevano anche andarsene, ma si sono fermati. Non li conosco, ma vorrei pubblicamente ringraziarli per quel piccolo, decisivo gesto».

L’aggressore capisce di rischiare grosso, stavolta è in netta inferiorità numerica ed infatti si blocca e si dilegua. Gli altri due amici, a loro volta impegnati a fuggire, se la cavano e i tre possono ritrovarsi all’interno del Bamboo: «Conosciamo il gestore, abbiamo chiesto ospitalità».

Da quel momento inizia un’altra notte, stavolta lontana dalla movida modenese, ma in una sala d’attesa del pronto soccorso. Il giovane ferito al naso viene medicato e dovrà tornare per un controllo. Intanto arriva una pattuglia della polizia, che raccoglie le testimonianze e invita le vittime a presentare denuncia.

«Penso e ripenso a quanto avvenuto - racconta uno di loro - e non riesco a trovare una spiegazione per un’aggressione così violenta. Ma la riflessione va oltre: se al posto di tre ragazzi ci fossero state tre ragazze, magari la mia morosa con le sue amiche? È un incubo che non mi abbandona. A me è andata

tutto sommato bene, ma sapere che ci sono dei balordi che ti possono aggredire senza motivo in pieno centro città non mi lascia tranquillo. È necessario fare attenzione, guardarsi bene intorno perché potrebbe finire molto, molto peggio di una ferita sul naso».

FRANCESCO DONDI LA GAZZETTA DI MODENA