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Pubblicato da Michele Pappacoda mjcheva@live.it

 

 

 

 

 

397292 104896189669319 1023336315 nINSERITO DA MICHELE PAPPACODA PAVIA. L’agguato al gioielliere, nel negozio di viale XI Febbraio, era subito apparso come uno degli episodi di criminalità destinati a essere ricordati a lungo, a Pavia, per la sua brutalità. Nella rapina, avvenuta in pieno giorno, era rimasto gravemente ferito il titolare del negozio, Roberto Prina, che aveva reagito esplodendo alcuni colpi di pistola. Un proiettile aveva raggiunto uno dei banditi, mentre il commerciante, colpito alla spalla e al torace, era finito in rianimazione, al San Matteo. A distanza di quasi un anno da quella vicenda, sono scattate le manette. I poliziotti della squadra mobile della questura, guidati dal dirigente Francesco Garcea, sono risaliti ai presunti responsabili della rapina: le indagini, durate diversi mesi e coordinate dal sostituto procuratore Ilaria Perinu, si sono concluse con quattro arresti e una denuncia a piede libero.

In carcere sono finiti i due presunti autori materiali della rapina: Tamino Pezzella, un 33enne di Parete, in provincia di Caserta, di fatto incensurato (ha un piccolo precedente per la falsificazione di un documento) e Abdeslem Boumaouche, 41 anni, un cittadino di origine algerina ma residente a Trentola Ducenta, sempre in provincia di Caserta, che avrebbe impugnato la pistola e ferito il gioielliere Prina. Sono stati entrambi catturati in Campania e si trovano ora nel carcere di Santa Maria Capua a Vetere. Arresti anche per Umberto Corrado, 50 anni, operaio di San Donato Milanese che gli agenti hanno fermato in un cantiere edile a Giussago, e per Antonio Bardetti De Villanova, 33 anni, incensurato, commerciante di frutta originario di Napoli ma residente a Melegnano, dove si trova ora ai domiciliari.

Secondo gli agenti della prima sezione della mobile, Corrado e Bardetti sarebbero stati i basisti e i fiancheggiatori insieme a un quinto complice, A. P., 49 anni, di Milano, che è stato solo denunciato perché avrebbe avuto un ruolo più marginale.

Al gruppo i poliziotti sono arrivati seguendo il filo di Arianna dei numeri di una targa memorizzata, anche se solo in parte, da un testimone che si trovava in viale XI Febbraio il giorno della rapina, il 16 ottobre dello scorso anno. La banda, secondo quanto ricostruito dalla polizia, quel giorno, alle quattro del pomeriggio, arriva davanti al castello Visconteo a bordo di una Fiat Punto targata Lodi (poi risultata rubata a Magenta), ma a disposizione ci sono anche altre auto, almeno due, da utilizzare per la fuga. Due banditi entrano nella gioielleria, dove trovano Roberto Prina e la moglie Anna. Uno chiede di vedere le collanine e subito dopo entra il complice. E’ lui a estrarre la pistola e a puntarla contro la moglie dell’orafo, costringendola a sedersi nel retro della gioiellieria per legarla a una sedia. Mentre il bandito cerca di legare anche il gioielliere, Prina prende la sua pistola. Scoppia l’inferno. Il rapinatore gli punta contro l’arma e fa fuoco. Prina risponde, ferendo il bandito. Momenti di terrore, che vengono ripresi dalle telecamere interne della gioielleria. I rapinatori escono dal negozio, abbandonano l’auto, si liberano dei vestiti e scappano, in direzione diverse, dove i complici li stanno aspettando con le auto. Diversi testimoni assistono alla fuga concitata e uno riesce a prendere parte della targa di un’auto, un Suv. La macchina appartiene a Bardetti, il commerciante. Da qui, gli agenti risalgono agli altri presunti complici. Scoprono che due di loro sono arrivati a Milano il giorno prima della rapina. Attraverso l’esame dei tabulati telefonici vengono ricostruiti gli spostamenti. E il cerchio si chiude attorno ai cinque nomi. Sono tutti accusati di tentata rapina aggravata, possesso di arma e ricettazione. Ma Pezzella e Boumaouche devono rispondere anche di tentato omicidio.

mariafiore3 LA PROVINCIA PAVESE