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Pubblicato da Di Michele Pappacoda mjcheva@live.it

 SEZ.POLITICA Intercettazioni, spunta il bavaglio nella riforma della diffamazione

INSERITO DA MORENA MOTTA Emendamento di Ncd alla legge in discussione in commissione Giustizia. Si vuole limitare l'uso sia per pm che giornalisti

ROMA - Migliora un po' la legge sulla diffamazione, anche se dentro potrebbero finirci, perché tentano di infilarcele Ncd e M5S, una stretta sulle intercettazioni, una norma anti-D'Addario e filo De Girolamo, e perfino una filo Grillo. Molte sorprese in un corposo fascicolo di emendamenti, scaduti ieri in commissione Giustizia a Montecitorio, che conta quasi cento pagine. Il Pd si dà da fare per togliere il peggio quanto a rettifiche (più tempo e spazio ad hoc), multe (calano), diritto all'oblio (viene cancellato), ma l'occasione è troppo ghiotta per non tentare qualche colpo di mano.

La campagna contro la legge sulla diffamazione
Ecco le tre sorprese. Ncd rilancia il leit motiv caro ad Alfano, ma anche a Berlusconi, sulle intercettazioni. Per "garantire la riservatezza" delle telefonate registrate bisogna agire "sulle modalità di utilizzazione cautelare" e va data "una precisa scansione procedimentale all'udienza di selezione ". Presa di peso dal ddl Orlando sulla riforma del codice penale, la contorta espressione significa che pm e giornalisti non saranno più liberi di usare gli ascolti. Proposta di Alessandro Pagano, di certo condiviso dal sottosegretario alla Giustizia Enrico Costa.
Seconda sorpresa. Ancora Pagano. Pure stavolta un repechage. Ai tempi dell'ex premier la norma fu proposta per bloccare le registrazioni a palazzo Grazioli di Patrizia D'Addario, ora potrebbe servire alla capogruppo Ncd Nunzia De Girolamo per via dell'inchiesta sulla Asl di Benevento. Prevede il carcere da 6 mesi a 4 anni per chi "fraudolentemente effettua riprese o registrazioni di comunicazioni a cui partecipa o svolte in sua presenza".
Terza sorpresa, firmata dall'M5S Andrea Colletti: "L'articolo 278 del codice penale è abrogato". Che dice il 278? "Chiunque offende l'onore o il prestigio del presidente della Repubblica è punito con la reclusione da uno a 5 anni". Maxi sanatoria quindi per tutte le volte che Grillo se l'è presa con Napolitano. Come norma più favorevole si applicherebbe anche la passato. M5S insiste anche per "la pubblicazione integrale degli atti non più segreti ".
È da vedere se questi tre emendamenti supereranno le rigide maglie dell'ammissibilità, visto che poco c'entrano con una legge sulla diffamazione che, come primo obiettivo, si pone quello di abolire il carcere per i giornalisti. Fino a ieri il prezzo che la categoria - tutta, indistintamente, su qualsiasi mezzo d'informazione cartaceo, televisivo o via web - rischiava di pagare era molto alto. Adesso il danno potrebbe attenuarsi. Le modifiche ci sono, del Pd, di Sel, di M5S, ma è ancora presto per dire quali passeranno. Vediamo le principali. A cominciare dalla proposta di abrogare il cosiddetto diritto all'oblio (emendamenti simili di Pd, Sel, M5S) che avrebbe imposto la cancellazione di migliaia di notizie sulle testate web.

Il commento: Renzi non puo' firmare una legge che fa male alla stampa
Ma c'è molto altro. Per esempio sull'entità delle multe e sulle rettifiche. Molte modifiche sono firmate dal responsabile Giustizia del Pd, il renziano David Ermini, e questo le fa pesare più di altre. La multa fino a 10mila euro per la diffamazione semplice si dimezza. Quella per la diffamazione consapevolmente falsa arretra da 50mila a 30mila euro. Lo stesso Pd (Marzano) e Sel (Farina) propongono anche una multa dimensionata "in base al reddito e al patrimonio".
Le rettifiche, previste "senza commento, senza risposta, senza titolo" dal Senato, cambieranno. Il Pd (Ermini e Vazio) propone rettifiche "senza inserire nel testo commenti o risposte", il che significa che la rettifica non deve essere manipolata al suo interno, ma può essere seguita da una chiosa. In più, gli stessi autori, lanciano l'idea di uno spazio ad hoc solo per le rettifiche. Per "la stampa non periodica" propongono un tempo maggiore, 15 giorni, per pubblicare la smentita su un quotidiano anche online. Il direttore risponderà solo in caso di culpa in vigilando.

FONTE: (di Liana Milella) LA REPUBBLICA

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