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Pubblicato da Michele Pappacoda Direttore www.mikivettica.net

SEZ.POLITICA Solo un elettore di Pd su dieci crede che ci sarà la scissione
SEZ.POLITICA Solo un elettore di Pd su dieci crede che ci sarà la scissione

INSERITO DA MORENA MOTTA Il tema dello spazio politico a sinistra del Pd è da tempo presente nel dibattito politico. Renzi e la sua modalità di condurre l’azione di governo e di gestire il partito, le sue scelte spesso criticate da quell’area hanno provocato un progressivo e in qualche caso risentito allontanamento della minoranza pd (non di tutta). È un pezzo di ceto politico che ha avuto un ruolo rilevante nella storia recente, ma non solo, del Paese, spesso proveniente dalla tradizione postcomunista. Oggi quel ceto vede fortemente ridimensionato il proprio ruolo.

Numerose sono le linee di frattura tra minoranza e maggioranza del Pd: dal Jobs act alla scuola, dalla riforma del Senato a quella elettorale, tutti i principali atti di governo sono stati criticati e a fatica sostenuti dalla sinistra. La scorsa settimana c’è stato un incontro a San Martino in Campo, in Umbria, in cui la minoranza ha cercato di definire il proprio posizionamento nel Pd. Convegno preceduto da un’intervista fortemente critica di Massimo D’Alema su questo giornale, anche se l’ex premier ha poi negato che essa preannunciasse ipotesi di scissione. Tuttavia abbiamo voluto testare l’impatto di una possibile forza di sinistra alimentata anche dalla minoranza proveniente dal Pd.

La previsione di una scissione è molto contenuta: solo il 19% degli intervistati la accredita. Lo fanno soprattutto gli elettorati lontani dal Pd, mentre gli elettori di questo partito sono profondamente scettici: solo il 12% vede all’orizzonte questa possibilità. Ammesso che questa scissione si verifichi, emergono diffusi dubbi sulle effettive potenzialità elettorali di una nuova forza che aggreghi la sinistra. Solo per il 13% potrebbe raccogliere una messe importante di voti dai delusi di Renzi. Un terzo pensa che forse la scissione potrebbe portare qualche voto in più rispetto a quelli già consolidati dalla sinistra (lo credono un po’ di più gli elettori del Pd), mentre altrettanti sono certi che un’operazione di questo genere è destinata a non avere risultati di sorta.

Che oramai lo spazio a sinistra si sia sensibilmente ridotto è confermato anche dai dati relativi alla simpatia che una formazione di questo genere riscuoterebbe tra gli elettori. Oggi solo il 6% degli intervistati guarderebbe con consistente simpatia a un’operazione simile. Una percentuale dimezzata rispetto al gennaio 2015, che segnò la vittoria di Tsipras in Grecia e inferiore anche alla simpatia suscitata dalla presentazione della coalizione sociale di Landini, esattamente un anno fa. Anche il gruppo che guarderebbe con qualche simpatia a questa realtà si contrae: oggi è il 17% contro il 31% degli inizi di gennaio. Non cresce il rifiuto netto: la percentuale degli apertamente antipatizzanti (47%) non è molto diversa dalle rilevazioni precedenti. Cresce il «non so», che manifesta freddezza. L’elettorato pd mostra qualche simpatia in più, ma nessuna passione: la percentuale di chi esprime molta simpatia è all’8%, nella media, mentre cresce il numero di chi guarda con qualche attenzione.

È quindi basso l’appeal elettorale di una forza che nascesse dalla scissione a sinistra del Pd: il 2% dichiara che la voterebbe sicuramente, il 7% potrebbe farlo. Convertire in voto effettivo questa probabilità non è affatto facile: sostanzialmente un bacino potenziale del 9%, che si dimezza o più all’atto del voto. Il perimetro del consenso della sinistra in questi ultimi anni, senza segnali di allargamento. La sinistra oggi ha uno spazio limitato nel Paese. Da un lato chi è uscito a sinistra dal Pd difficilmente ha poi deciso effettivamente di votare una forza di sinistra. Molti si sono rifugiati nell’astensione, una parte ha deciso di dare il voto ai 5 Stelle. Dall’altro lato se l’insofferenza verso Renzi è molto chiara, non altrettanto sono i programmi politici conseguenti. Il dibattito appare molto chiuso nel ceto politico. E non conquista elettori.

FONTE di Nando Pagnoncelli CORRIERE DELLA SERA