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Pubblicato da Michele Pappacoda mjcheva@live.it

 

1234023 166204090240534 895813830 nINSERITO DA ANGELA CECERE

Lo chef Cristiano Tomei: stop al cibo confezionato ai bimbi. La nutrizionista Giusi D’Urso: prodotti semplici contro l’obesità Alla generazione degli odierni quarantenni le merendine venivano offerte come un premio, alternate a pane con acqua e zucchero, strusciato con il pomodoro in estate, con la cioccolata in inverno. Baffi lunghi dolcissimi e dita impiastricciate, nascoste dietro le pieghe delle credenze, intente a squarciare carte rumorose. Gesti oggi di routine per la maggioranza dei ragazzi. «Perché poi c'è stato una sorta di cortocircuito, a casa si è smesso di dare valore alla semplicità e il cibo confezionato ha preso il sopravvento - dice Cristiano Tomei, chef a L'Imbuto di Lucca, il ristorante ospitato all'interno del museo di arte contemporanea Lu.C.C.A. - ne sono scaturite intolleranze, conseguenza di un'alimentazione scorretta. Il problema sta a monte, nell'educazione. I bambini sono spugne, in realtà mangiano qualsiasi cosa, comprese quelle verdure che molti genitori sostengono non essere affatto gradite ai loro figli». Anche Cristiano Tomei fa parte della generazione che ha ceduto agli snack pronti. Ma oggi oltre a cucinare per il suo ristorante per il quale va spesso a raccogliere erbe, cura la mensa di una scuola bilingue privata nel capoluogo di provincia toscano, dove ai bambini propone molti vegetali, pesce, frutta, poca carne. «Curiosi di natura, vanno anche saputi stimolare. Certo che se offri loro portate buttate su un vassoio in modo poco accattivante, storceranno il naso - racconta la propria esperienza, anche come padre di Sebastiano, due anni e mezzo, abituato ad assaggiare qualsiasi alimento - I bambini della B School vanno matti per il pinzimonio, per il risotto con le seppie, per la spuma di yogurt con la frutta, per il toast con formaggio naturale e pane fatto in casa. Perché alla fine il cibo è una cosa semplice, è esperienza, ricordo, vita. L'approccio deve essere il più diretto possibile. E se il problema è il tempo, troviamolo». L'osservatorio nazionale Okkio alla Salute 2012 rimanda dati allarmanti. Un bambino su 3 è sovrappeso o obeso. E pensare che basterebbe spostare l'attenzione sui fornelli, cercando di organizzare il proprio tempo in modo tale da fare scorta di prodotti sani preparati in modo casalingo. Ci penserà il congelatore a darci una mano, oppure la macchina del sottovuoto, et voilà i nostri figli godranno di merendine golose da gustare a scuola e di pasti dalla tracciabilità certa. «Il fatto è che i prodotti industriali, abbondanti, pronti, sempre a portata di mano, annullano la risposta ai bisogni veri, omologano il gusto di ognuno di noi. Fidelizzano i consumatori, soprattutto i piccoli, nei confronti di un'offerta molto palatabile ma scarsamente nutriente», spiega Giusi D'Urso, nutrizionista con studio a Pisa che conduce incontri con bambini in età scolare. « Il risultato - continua la dottoressa - è sotto gli occhi di tutti. Oltre all'epidemia di obesità infantile e non, assistiamo ad una terribile destrutturazione della cultura del cibo, connotata dalla mancanza di fiducia nel proprio istinto e nella propria consapevolezza, dal continuo ricorso alla delega nelle dinamiche di accudimento e nutrizione affidandosi, senza porsi alcuna domanda, a cibo pronto di cui non sappiamo nulla. Anche il momento della merenda, sia mattutina che pomeridiana, giocoso e rilassante per definizione, vede un consumo smodato di merendine confezionate, patatine fritte, succhi di frutta, tè aromatizzati in bricco, biscotti farciti». Qual è dunque la morale che viene fuori da questa situazione? Conclude il suo ragionamento Giusi D’Urso: «Acquistare un prodotto confezionato di cui non sappiamo nulla, spesso ricco di zuccheri semplici e di grassi, ma povero di principi nutrizionali utili, costruito a tavolino per solleticare i sensi e rendere dipendenti, non ci fa risparmiare tempo né denaro. È urgente tornare a gustare la semplicità dei prodotti locali e tradizionali, le merende come pane e cioccolata, marmellata, frutta di stagione, yogurt, dolci casalinghi. Il lavoro da fare è ancora lungo e deve passare dalla rieducazione al gusto, dalla ricostruzione di abitudini alimentari corrette, legate ai luoghi in cui viviamo

IL TIRRENO

31.10.2013.