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Pubblicato da Miki Pappacoda

L'addio di Vimercate a Sergio Graziani

INSERITO DA MIKI PAPPACODA Vimercate si è riunita un’ultima volta per dire addio a Sergio Graziani, conosciuto da tutti come «Mela», il 57enne scomparso giovedì 4 agosto. L'addio a Graziani Graziani stava tornando a casa con la sua bicicletta, quando è stato colto da un malore improvviso che l’ha fatto cadere a terra, proprio dove una volta si trovava il fruttivendolo del padre Livio, in via Vittorio Emanuele. Un malore fatale E oggi, mercoledì, centinaia di persone hanno partecipato al funerale svoltosi nel Santuario della Beata Vergine. Sergio, conosciutissimo a Vimercate per essere “l’agente con il sorriso” per via della sua attività di agente immobiliare, era un uomo solare, ricco di valori e sempre entusiasta, amato da tanti. “Cerchiamo disperatamente un perché quando accadono queste cose – ha affermato don Marco Cazzaniga – Ma dobbiamo solo fare appello ai nostri affetti e sappiamo che questo affetto è più forte della morte. Resiste. Quando poi la persona che ci lascia la conoscevamo da tanto tempo, per me dalla prima elementare, tutto questo è ancora più forte, è un amore più grande e più potente di qualsiasi altra cosa, che non ci separerà mai.” I ricordi Durante la funzione poi, è stata proprio la classe del 1964 ed Enrico, suo grande amico, a inviargli un ultimo messaggio: 

“Impossibile, può sembrare banale, o scontato, iniziare così questo ricordo, ma questa è la prima parola che risuona nell'anima da quando, giovedì sera, abbiamo saputo della morte, «Sergione». Impossibile soprattutto pensare di non rivederti più, di non incontrare più il tuo vocione e il tuo sorriso per le strade del centro, di non fermarci più a parlare, anche solo per qualche minuto. Tutti coloro che ti hanno conosciuto bene, a partire da noi, coscritti del "64, avranno di te un loro ricordo. Se chiudo gli occhi per un attimo, tante sono le istantanee che si affacciano alla mente, molte legate alle reunion della nostra amata classe di leva (una su tutte, indimenticabile, da Brescello, con te in versione Peppone, accanto a don «Kaez» in versione don Camillo ...). Al di là degli incontri in paese, dei tanti anni di conoscenza e della passione per la musica e il canto, proprio in quei momenti, tra le pieghe di un viaggio in pullman o di un pranzo, ti ho conosciuto e apprezzato ancora di più: lì, oltre alle battute e alle risate, abbiamo condiviso tanti ricordi di gioventù, aneddoti da rinfrescarci a vicenda, ma anche discorsi seri, sul senso di questa vita, meravigliosa e fragile, sulla «ricchezza» di quegli anni, che ci avevano formato come persone e trasmesso i valori su cui abbiamo cercato di costruire l'età adulta. Perché quegli anni (gli anni in cui era nato anche quel soprannome genuino e bello, «Mela», che ti identificherà per sempre) che hai scandito con la tua risata asmatica, così caratteristica che anticipava la tua presenza, grande e grosso compagno di giovanili avventure (per dirla con le parole di Albe) tu li avevi proprio «dentro», non come un ricordo nostalgico o sbiadito, ma come le radici di quel grande «albero» che eri e sei diventato, non solo fisicamente. Addio (anzi, «A Dio» ... non è solo un saluto, ma la speranza più grande), Sergione. Grazie, per avermi insegnato a non dimenticarmi quelle radici, grazie per il tuo sorriso, grazie per la tua vitalità contagiosa. Grazie perché, come ha scritto Mao, «in un mondo di calcolatori e prudenti, tu eri la sorpresa e l'imprevedibilità, l'amico entusiasta e sorridente che, chiamato a qualsiasi ora del giorno e della notte, non si negava mai, sempre presente e disponibile».

E, per chiudere con le parole del Monz ... «è' stato bello incontrarti: ti ricorderemo con affetto, grande Mela.”

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