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Pubblicato da Miki Pappacoda

Senza trasporti è discriminato Il Tirreno

INSERITO DA MIKI PAPPACODA PISA. Ha dovuto rivolgersi a un giudice per vedersi riconosciuto il diritto al trasporto per seguire le lezioni e andare all'università. E alla fine Edoardo Silvi, studente pisano disabile, ha vinto. Il giudice Mercadante ha dichiarato discriminatoria la condotta della Società della Salute (SDS) pisana per aver negato il diritto al trasporto universitario. Silvi non ha fatto richiesta di risarcimenti in denaro. «Ha fatto tante cause per discriminazione ma non ha mai, per sua scelta, chiesto risarcimenti: vuole soltanto che vengano riconosciuti i suoi diritti», spiega la sua legale, l'avvocato Maria Barone. Silvi si muove con una sedia a rotelle e non può raggiungere in autonomia le aule per seguire le lezioni o sostenere gli esami. La SDS si occupa di gestire i servizi sociali perché era tenuta a occuparsi di questo servizio. Silvi e la sua legale avevano cercato di risolvere per via bonaria la situazione, stilando un protocollo d'intesa che vedeva coinvolta l'Università e la SDS. L'impegno da parte delle istituzioni era di garantire un servizio di trasporto anche allo studente universitari. «Un servizio che dovrebbe essere garantito dai pullman di linea, che in teoria sarebbero attrezzati. Ma spesso ci sono problemi con le pedane, la manutenzione è carente. E così si nega il diritto allo studio a uno studente disabile. Un diritto costituzionale», argomenta l'avvocato Barone. Dopo la decisione del giudice saranno SDS e Università a dovere organizzare il trasporto. «I due enti si divisi all'interno del protocollo d'intesa i compiti: SDS avrebbe effettuato il trasporto fino al parcheggio scambiatore e lì, un altro pulmino dell'Usid, un servizio apposito, avrebbe concluso il trasporto. Avevamo visto il provvedimento d'urgenza che non fu mai attuato. Ora con il giudizio di merito speriamo che non sia disattesa la decisione», spiega l'avvocato Barone. Va precisato che nel procedimento l'Università non era parte in causa. La Società della Salute durante il processo ha prodotto un decreto del Rettore con il quale si disponeva che i corsi di laurea potevano essere seguiti da casa, a causa dell'emergenza Covid. In sintesi il ragionamento era: con le lezioni a distanza, anche senza il servizio di trasporto, lo studente non era discriminato. Le difficoltà di Silvi non sono legate solo al tragitto casa/facoltà. Lo studente aveva già vinto una causa per discriminazione con l'università perché fosse affiancato da un tutore, perché per via della sua condizione non può muovere le braccia. E dunque ha bisogno di un aiuto per la didattica. Per interagire con il pc o per prendere appunti ad esempio. «Segregarlo in casa significava togliergli la possibilità di un'interazione effettiva con lo studio. E questo è stato riconosciuto dal giudice», conclude Barone. di Libero Red Dolce Il Tirreno