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Pubblicato da Miki Pappacoda

SEZ. CULTURA E SPETTACOLI Jerry Cala compie 70 anni: «Vorrei che tornasse l'euforia degli anni 80»

INSERITO DA ANGELA CECERE «Capito?!». Certo che ha capito. Ha capito tutto dalla vita Jerry Calà, difatti dice con la sua voce inconfondibile da eterno ragazzone godereccio: «Sono stato davvero fortunato a fare il lavoro che sognavo sin da bambino». Oggi, che compie 70 anni e celebra i cinquant’anni di carriera (esordì con i mitici Gatti di Vicolo Miracoli nel 1971), Calogero Alessandro Augusto Calà in arte Jerry sa di avere un ruolo storico conferitogli sin dagli anni Ottanta: spandere ottimismo. Ne serve, dopo una pandemia. Qualcosa di simile agli anni Ottanta tornerà? «Vorrei che quell’atmosfera si ripetesse. Dopo questo periodo difficile servirebbe un rilancio, con tutto l’entusiasmo possibile. Dei giovani, soprattutto. Sono loro il motore dei cambiamenti. Serve la voglia di rischiare e di vivere». Ma quando era giovane e correva a cento all’ora, si immaginava il Jerry Calà a 70 anni? «Ma va. A quell’età non ci pensi. Anzi, a dirla tutta, finché non soffio le candeline, non ci credo». Uno dei suoi celebri tormentoni, oltre a “Capito?!” era “Libidine!”: ha fatto sempre tutto quello che voleva? «Beh, proprio tutto no. Quando diventi attore devi mettere in conto di dover fare cose che non ti piacciono. Ma tante cose belle le ho fatte, il mio merito è stato insistere e non mollare».  Quando decise di buttarsi nello spettacolo? «Il primo ricordo che ho è da bimbo, a Catania. Papà mi portava spesso a vedere i film di Franco e Ciccio, due idoli. All’uscita, davanti alla locandina ho pensato: chissà se mai ci sarà anche il mio nome quassù. Quando uscì il mio primo film da protagonista nel 1982, Vado a vivere da solo, quel ricordo mi tornò in mente».  I primi passi al Derby di Milano: cosa ricorda? «Gli anni milanesi furono pazzeschi: noi Gatti vivevamo tutti insieme in un grande appartamento in una traversa di via Venini, via dei Cybo. Un casino. Ogni sera venivano gli amici del Derby, a scrivere battute: Diego Abatantuono, Teo Teocoli. E c’era pure Umberto Tozzi». A proposito di libidine, come vive oggi da comico le rigidità puritane del politicamente corretto? «Dico che speriamo duri poco. È sempre più difficile, per un comico, far ridere. Il comico deve sentirsi libero». I teatri riaperti: sarà per sempre? «Le cose sono cambiate, penso di sì. Abbiamo più certezze. Sono pieno di lavoro. Il 20 luglio all’Arena di Verona festeggerò i miei 70 anni di vita e 50 di carriera con tanti amici. Quali? Tutti quelli che immaginate saranno lì».

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